FIRENZE - "Questa è la Leopolda, il luogo è lo stesso ma noi siamo al governo, io, noi, e se siamo al governo non è per occupare una sedia, ci tocca cambiare il Paese, perché quella bicicletta ce la siamo andati a prendere, ora è arrivato il momento di prenderci terribilmente sul serio". Lo ha detto Matteo Renzi alla Leopolda. "Ci raccontano che facciamo le cose un po' per caso. Noi, invece, abbiamo un disegno organico", ha aggiunto il premier.
"Partiamo dal fatto - ha spiegato - che il mondo è interconnesso, un gran casino e che l'Italia ha un futuro se cambia sé stessa ma deve liberarsi di alcune paure". Iniziando a investire "nella politica estera che è una cosa seria, se si investe nella politica estera dell'Europa è per restituire dignità e orgoglio alla politica".
Stoccata alla Lega sull'immigrazione - "La politica europea non è solo discussione sul deficit. So che la politica estera non scalda, ma quando la Lega riunisce i cittadini contro l'immigrazione ignora che i 100mila sbarchi non sono figli del caso ma perché la Libia è saltata e meno male che sulla nostra nave può nascere una bambina altrimenti il Mediterraneo sarebbe sia culla che tomba", ha proseguito difendendo "Mare Nostrum" e sferzando il Carroccio.
"In Ue nessuno è così stupido da impiccare un Paese a una virgola" - "In Europa per me è una battaglia tutte le volte ma non perché mi metto a litigare sullo zero virgola. Nessuno in Europa è così stupido da impiccare un Paese a una virgola ma c'è un atteggiamento, paradossalmente portato da alcuni italiani, per cui l'Italia non solo è un problema", ha sottolineato. "C'è un atteggiamento tutto italiano di funzionari che pensano in Ue di fare carriera parlando male del nostro Paese, un riflesso pavloniano per cui l'Italia è un problema. Ci sono regole in Europa che farebbero diventare euroscettico anche Adenauer", ha ribadito il presidente del Consiglio.
"Nel Pd c'è chi è ancorato al passato" - Sui problemi all'interno del Pd: "Di fronte al mondo che cambia a questa velocità, puoi discutere quanto vuoi ma il posto fisso non c'è più. Siccome è cambiato tutto, la monogamia aziendale è in crisi, un partito di sinistra che fa: un dibattito ideologico sulla coperta di Linus o chi perde il posto di lavoro trova uno Stato che si prende carico di lui?". E poi: "Quelle come quella di ieri della Cgil sono manifestazioni politiche, e io le rispetto, e non ho paura che si crei a sinistra qualcosa di diverso, sarà bello capire se è più di sinistra restare aggrappati alla nostalgia o provare a cambiare il futuro". Ma, ha ribadito, "non si creano posti di lavoro a colpi di cortei".
"L'Italia porta avanti il tema della crescita in Europa" - "A chi va in piazza a manifestare dico, con il rispetto che si deve, che questa storia della crescita e contro l'austerità qui in Europa la porta avanti solo l'Italia, l'idea di cambiare il modo di percepire l'Europa, è del Pd", ha poi detto.
"Art.18 è come iPhone a gettoni" - "Nel 2014 aggrapparsi a una norma del 1970 che la sinistra di allora non votò è come prendere un iPhone e dire dove metto il gettone del telefono? O una macchina digitale e metterci il rullino. E' finita l'Italia del rullino". Così Matteo Renzi criticando dal palco della Leopolda, tra gli applausi, chi difende l'art.18.
"Tagli alle tasse con il ddl stabilità" - Sulla legge di stabilità, poi ha affermato: "Abbiamo tagliato 18 mld di euro di tasse. Non è un'operazione elettorale ma di giustizia sociale".
Stilettata alla vecchia guardia del Pd - Sul finale stilettata alla vecchia guardia della sinistra: C'è chi si "imbarazza perché dopo 25 anni uno riesce a mettere insieme le persone che parlano di politica. A chi ha detto che la Leopolda è imbarazzante (lo ha detto Rosy Bindi, ndr) diciamo che non consentiremo a quella classe dirigente di riprendersi il Pd".
Infine il saluto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: "Quando si sentono tante menzogne nei confronti del nostro Capo dello Stato, credo sia doveroso che l'Italia per bene faccia sentire tutto l'affetto".
La risposta della minoranza del Pd a Matteo Renzi, che dal palco della Leopolda ha sferzato l'ex classe dirigente incapace di cambiare, non tarda ad arrivare attraverso il bersaniano Alfredo D'Attorre: "Non so se Renzi auspica una rottura, ma se spera questo se lo tolga dalla testa", afferma. " Noi rimarremo nel Pd per restituirgli la sua vocazione di sinistra e per costruire un'alternativa che possa affermarsi nel prossimo congresso", ha rincarato.