ROMA - E' durata tre ore e mezza, comprensive di una breve pausa, la deposizione al Quirinale del presidente Giorgio Napolitano, nell'ambito del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Iniziata alle 10.05, l'udienza è terminata intorno alle 13.35. A metà mattinata si è fatta una breve pausa di circa un quarto d'ora. Napolitano, che indossava un vestito blu, è apparso sereno ai legali che vi hanno preso parte e che al termine si sono fermati a parlare con i cronisti. Da parte del presidente della Repubblica "c'è stata una grande collaborazione. Napolitano ha risposto a tutto in modo molto ampio". Lo ha detto il procuratore di Palermo Leonardo Agueci. "La deposizione - ha aggiunto - ha confermato l'utilità della sua citazione".
Il presidente della Repubblica - secondo quanto reso noto da un legale - ha risposto a diverse domande delle parti, anche ad alcune domande poste dal legale di Totò Riina, Lica Cianferoni.
Il Quirinale ha fatto sapere che Napolitano "ha risposto alle domande senza opporre limiti di riservatezza connessi alle sue prerogative costituzionali né obiezioni riguardo alla stretta pertinenza ai capitoli di prova ammessi dalla Corte stessa. Il Quirinale "auspica che la Cancelleria della Corte assicuri al più presto la trascrizione della registrazione per l'acquisizione agli atti del processo, affinché sia possibile dare tempestivamente notizia agli organi di informazione e all'opinione pubblica" dell'udienza.
"La Corte - riporta Cianferoni - non ha ammesso la domanda più importante, quella sul colloquio tra il presidente Napolitano e l'ex presidente Oscar Luigi Scalfaro quando pronunciò il famoso "non ci sto!". Il presidente - ha detto ancora il legale di Riina - ha tenuto sostanzialmente a dire che lui era uno spettatore di questa vicenda. Il capo dello Stato - riporta infine Cianferoni - ha consultato delle carte durante la deposizione: lui ha avuto modo di avere quelle carte che il 15 ottobre sono arrivate dai pm di Firenze e che a noi parti private hanno richiesto una certa attività. Questo un teste normale non può farlo".
In alcuni casi Napolitano si è avvalso della facoltà di non rispondere in base alle prerogative del Capo dello Stato. "La parola 'trattativa' - ha riferito un legale della difesa - non è mai stata usata". Nel corso della deposizione - ha detto Giovanni Airò Farulla, avvocato del Comune di Palermo - Napolitano ha riferito che, al'epoca, non aveva mai saputo di accordi" tra apparati dello Stato e Cosa nostra per fermare le stragi.
"Il clima è stato più che sereno - ha raccontato l'avvocato Giuseppe Di Peri, legale di Marcello Dell'Utri - ed il presidente della Repubblica disponibilissimo. Come prevedevo, tanto che avevo chiesto la revoca della testimonianza - ha aggiunto - non credo che questa testimonianza sia stata tanto utile come ritenevano i pm".
Per l'avvocato Ettore Barcellona, legale di parte civile, "nessuno ha fatto una domanda specifica sull'esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia".
"Il presidente - ha spiegato l'avvocato Nicoletta Piergentili della difesa di Nicola Mancino - ha riferito di non essere stato mai minimamente turbato delle notizie su presunti attentati alla sua persona nel 1993. Questo perchéè faceva parte del suo ruolo istituzionale".
Il legale dell'ex generale Mario Mori non ha posto domande al presidente della Repubblica "per rispetto istituzionale".
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