MOGADISCIO - Di fronte alla terribile siccità che ha colpito la Somalia, le milizie islamiste mantengono la linea dura e respingono gli aiuti internazionali, accusando l'Onu di mentire sulle reali condizioni del Paese. Un'inversione di rotta rispetto a due settimane fa quando, per far fronte all'emergenza, gli estremisti avevano annunciato la revoca del divieto per le agenzie internazionali di operare nelle aree sotto il loro controllo, in vigore dal 2009 .
Gli islmisti di al-Shabab hanno duenque riaffermato il divieto d’ingresso nelle aree da loro controllate alle organizzazioni umanitarie occidentali e dicono che i rapporti delle Nazioni Unite sulla carestia che ha colpito la regione sono "pura propaganda".
Gli islmisti di al-Shabab hanno duenque riaffermato il divieto d’ingresso nelle aree da loro controllate alle organizzazioni umanitarie occidentali e dicono che i rapporti delle Nazioni Unite sulla carestia che ha colpito la regione sono "pura propaganda".
Le Nazioni Unite avevano affermato mercoledì che parti della Somalia soffrivano la fame, dopo la peggiore siccità degli ultimi 60 anni.
Un portavoce di al-Shabab, che ha legami con al-Qaeda e controlla gran parte del paese, ha accusato i gruppi di aiuto di avere motivazioni politiche e non umanitarie nella loro posizioni: è naturalmente vero l’inverso, è al-Shabab che ha invereconde motivazioni politiche nelle sue ultime decisioni e cosa importa se i bambini e gli adulti nei territori dai terroristi controllati muoiono come mosche.
La maggior parte delle agenzie umanitarie occidentali erano uscite dalla Somalia nel 2009 in seguito alle minacce di al-Shabab: tra esse il Programma Alimentare Mondiale dell’Onu che ha annunciato un ponte aereo per trasportare cibo nella capitale Mogadiscio e aiutare così le migliaia di bambini malnutriti che rischiano la morte ogni giorno: la dura realtà, non una speculazione politica. I due distretti in cui la carestia è stata dichiarata - Bakool e Lower Shabelle - sono sotto il controllo di al-Shabab e le agenzie umanitarie sono stati attente a non riprendere le attività, nel timori per la sicurezza del loro personale.
Il portavoce di al-Shabab, tale Ali Mohamud Rage, all'inizio di questo mese aveva annunciato che le agenzie di aiuto, musulmane o non musulmane, avrebbero avuto il permesso di rientrare in Somalia se non nascondevano "alcuna agenda segreta". Questo aveva spinto gli Stati Uniti a dire che si stava allentando il divieto permettendo così ai suoi aiuti alimentari di arrivare in aree controllate da al-Shabab, che gli Usa definiscono un gruppo terroristico.
Il portavoce di al-Shabab Ali Mohamud Rage |
Tuttavia, il signor Rage ha fatto una bella marcia indietro e ha detto ai giornalisti a Mogadiscio nella notte di giovedi: "Le agenzie cui avevamo vietato l’ingresso, sono ancora interdette perché coinvolte in attività politiche.".
Ha ammesso - bontà sua - che c’è un periodo di siccità ma ha aggiunto che i rapporti di una carestia erano "pura assurdità, del 100% senza fondamento e di pura propaganda". C'è la siccità in Somalia e scarsità di pioggia, “ma non è così male come si dice."
Abdi Rashid, un analista presso la Somalia l'International Crisis Group think-tank in Somlia, ha detto che Al-Shabab stava cercando di evitare di essere "vista come causa di un grande disastro umanitario".
Si stinma che oltre 166.000 somali disperati siano fuggiti dal loro paese nel vicino Kenya e l'Etiopia.
Mercoledì scorso, il segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha detto: “I bambini e gli adulti stanno morendo a un ritmo spaventoso. Quasi la metà della popolazione somala - 3,7 milioni di persone - erano in crisi, la maggior parte dei quali nel sud”.
Sono le zone sotto il controllo di al-Shabab. Dove, secondo la irresponsabile formazione terroristica, non sta invece accadendo nulla. Senza vergogna, caro signor Rage (in italiano, significa rabbia: quella che proviamo nei suoi confronti e nella sua inevereconda organizzazione).
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