venerdì 24 giugno 2011

Donna ministro ruandese condannata all'ergastolo per il genocidio dei tutsi nel 1994




Pauline Nyramasuhuki durante il processo
KIGALI (Ruanda) - Una ex ministro ruandese è stata condannata all'ergastolo per il suo ruolo nel genocidio e lo stupro di donne e ragazze tutsi. Pauline Nyiramasuhuko, 65 anni, è la prima donna condannata dal tribunale Onu per il genocidio in Ruanda. E' stato riconosciuto colpevole, insieme a suo figlio e quattro altri  ex funzionari. Circa 800.000 tutsi e hutu moderati sono stati uccisi durante i massacri del 1994.
Nyiramasuhuko è stata accusata di aver ordinato e di aver assistito a massacri nel suo distretto di Butare, nel sud del Ruanda. Il pubblico ministero presso il Tribunale penale internazionale per il Ruanda (ICTR) l'h anche accusata di aver partecipato alla decisione del governo di creare milizie in tutto il paese. La loro missione era quella di annientare la popolazione tutsi il più velocemente possibile.
Insieme con suo figlio, Arsene Shalom Ntahobali, che al tempo aveva 20 anni, era anche accusata di aver organizzato il rapimento e lo stupro di donne e ragazze tutsi. Anche il figlio è stato giudicato giudicato colpevole e condannato all'ergastolo. Quattro altri funzionari locali hanno ricevuto tra i 25 anni e l'ergastolo.
Il processo aperto nel 2001 ed era uno di quelli usati dal governo ruandese per evidenziare la lentezza della giustizia al tribunale, che ha sede ad Arusha, in Tanzania.
Butare era una volta sede di un grande mix di Hutu e Tutsi e c'era stata una certa resistenza agli ordini di effettuare i massacri.
Il governo di cui Nyiramasuhuko era un membro ufficiale aveva fatto sparire il più anziano del quartiere che si opponevano al genocidio. Non venne mai più visto. Quando fu sostituito, i massacri iniziarono e le milizie giunsero fin lì capitale dal Ruanda Kigali per assistervi.
Nyiramasuhuko è stata accusata di aver richiesto assistenza militare per procedere con i massacri. L'accusa ha sostenuto che insieme a suo figlio aveva spesso costretto le persone a spogliarsi completamente prima di caricarli su camion e portarli alla morte.
Pur essendo l'unica donna a processo per genocidio davanti al TPIR, molte altre donne sono state condannate per genocidio nei tribunali ruandesi. Due suore sono stati giudicati colpevoli di partecipare al genocidio da un tribunale in Belgio.

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