mercoledì 18 maggio 2011

In appello in Giappone due membri di Greenpeace che avevano rubato carne di balena per denunciarne il commercio illegale

Un cartello in un ristorante giapponese. carne di
balena in vendita con le relative spiegazioni

SENDAI (Giappone) - Uno dei due membri di Greenpeace Giappone, che è stato condannato (con i termini sospesi) un anno di carcere per aver rubato carne di balena ottenuti attraverso la caccia alle balene per la cosiddetta “ricerca scientifica” contrabbandata dal Giappone indicato Martedì potrebbe ricevere una pena più leggera in appello. Junichi Sato, 34 anni, ha detto in una conferenza stampa a Sendai,''L'obiettivo (del mio atto) era quello di portare alla luce un comportamento ingiusto e mi aguro che se ne tenga conto, derubricando l’acusa di furto”.
''Mi sento ancora  non colpevole, ma ora credo che sia meglio ottenere risultati proponendo un argomento più realistico'', ha aggiunto una settimana prima dell'apertura dell’ appello  alla High Court di Sendai nella quale sarà giudicato assieme al coimputato Toru Suzuki.
Secondo la sentenza di primo grado , Sato e Suzuki avevano fatto irruzione nel deposito di consegna del carico della Aomori Seino Trasporti Co e avevano rubato 23 chilogrammi di carne di balena nel mese di aprile 2008. La carne era stata inviata da un membro dell'equipaggio di una nave baleniera nella sua casa di Hakodate, Hokkaido. Durante il processo  Sato e Suzuki ha detto che avevano rubato la carne per pubblicizzare l’appropriazione indebita della carne stessa da parte dell'equipaggio e che non avevano alcuna intenzione di mangiarsela o di trarne  profitto dalla vendita. Il presidente del tribunale aveva respinto la loro tesi dicendo:''Anche se i convenuti hanno preso l'iniziativa per servire l'interesse pubblico, è inaccettabile per questo violare i diritti di un'altra persona, con interventi che violano il codice penale''.
Il Giappone caccia le balene dal 1987 per quello che dice siano scopi di ricerca scientifica dopo aver ufficialmente arrestato la caccia a fini commerciali, in linea con una moratoria internazionale. Gli ambientalisti condannano l'attività come copertura per la continuazione della caccia commerciale alle balene.

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