mercoledì 18 maggio 2011

Il Giappone spera di risolvere la crisi nucleare di Fukushima entro gennaio 2012. E prepara indnnizzi per 100 miliardi di dollari


La cartina indica le zone di evacuazione a 20 e 30 chilome-
tri da Fukushima e le città evacuate (news.bbcimg.co.uk)

TOKIO - Il Giappone crede ancora che si possa porre fine alla  crisi nucleare in pochi mesi, pur accettando il fatto che i danni da terremoto e dello tsunami di marzo sono stati peggiori di quanto si pensasse in un primo momenti.
Il governo e il gestore dell'impianto di Fukushima hanno recentemente rivelato che il reattore n. 1 ha subìto un crollo quasi completo poche ore dopo la catastrofe. Ma i credono ancora che un "arresto a freddo" sia possibile entro gennaio.
La crisi ha costretto a fuggire di casa 80.000 persone che vivevano entro 20 chilometri dall’impianto.
Questa settimana è iniziata l’evacuazione di città più lontane dalla centrale nel nord del Giappone, mentre il governo sottolinea che  un accumulo delle radiazioni potrebbe rappresentare un pericolo per la salute e pare un’affermazione abbastanza lapalissiana (ma non in Giappone, dove sulla vicenda si sono tenuti per lungo tempo toni troppo morbidi: ma ora si racconta quello che è veramente successo).
Il reattore fuso
La Tepco, gestore dell'impianto, ha rivelato che i danni subiti dai reattori subito dopo il terremoto di magnitudo 9.0 e dal conseguente tsunami sono stati molto più gravo di quanto inizialmente pensato. Le barre di combustibile dell'impianto hanno cominciato a fondere sei ore dopo che l’11 marzo lo tsunami aveva eliminato vitali sistemi di raffreddamento. Entro 16 ore la maggior parte del carburante in uno dei reattori (il numero 1) si era sciolto sul pavimento della  camera pressurizzata dove si trovava, creando un buco che ha consentito a  3.000 tonnellate di acqua contaminata di finiere nel seminterrato dell'edificio.
I Funzionari della Tepco hanno detto che il combustibile nei reattori numero 2 e 3, è stato anche esposto all'aria e i nuclei quindi protrebbero essere in gran parte fusi. La scoperta ha costretto ad abbandonare  un piano di inondare i reattori per raffreddarli in un processo noto come "Deposizione acqua": troppa acqua avrebbe disperso la radioattività fuori dai reattori. Invece i lavoratori cercheranno ora di creare un sistema stabile di raffreddamento, facendo circolare l'acqua già presente.
Alcuni esperti temono che quest'acqua potrebbe rappresentare un serio pericolo ambientale per le acque sotterranee e per  l'Oceano Pacifico. La TEPCO ha anche detto che intensificherà il monitoraggio delle radiazioni dell’acqua di mare nelle vicinanze dell’impianto e studierà cosa si potrà fare per prevenire la contaminazione delle acque sotterranee. La società ha anche detto che intende rispettare il calendario  annunciato il mese scorso, per portare la centrale elettrica a un arresto a freddo di gennaio.
"Sappiamo che ci sono un sacco di fattori di rischio, ma abbiamo ancora voglia di completare i primi passi entro il luglio e il resto del piano entro nove mesi", ha detto Sakae Muto, vice presidente TEPCO.
Le zone di sgombero
All'inizio di questa settimana, i residenti dei comuni di Kawamata e Iitate - a circa 30 km  dall’impianto -  sono stati inviati a centri di evacuazione e la no-go zone è stata estesa.
Più di 80.000 persone che vivono entro un raggio di 20 km della pianta erano già stati evacuati dalle loro case, mentre l’invito a  "rimanere in casa" era stato comunicato a chi abita nella zona di 20-30km dalla pianta. Una zona più ampia evacuazione è stata però decisa il mese scorso quando i livelli di radiazione sono aumentati, rendendo necessario lo spostamento. Circa 5.000 persone sono state spostate in alloggi pubblici, alberghi e in altre strutture in città vicine.
La scorsa settimana il governo ha concordato un pacchetto di indennizzi per le persone colpite dal disastro. Gli analisti dicono che il conto finale per il risarcimento potrebbe raggiungere 100 miliardi di dollari. Intanto l’ impianto nucleare di Hamaoka sud-ovest di Tokyo è in stato di arresto a freddo e non sarà più riattivato. L'impianto è situato nella regione del Tokai in prossimità di una faglia tettonica a soli 200 chilometri da Tokyo, e il primo ministro Naoto Kan ha deciso la sua chiusura alla luce degli eventi catastrofici nello stabilimento di Fukushima.

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