martedì 29 luglio 2014

RIFORME, caos al Senato, Sel non ritira i 6000 emendamenti

Il capogruppo Pd Zanda parla in Senato
ROMA - Caos in Senato sul ddl di riforma della Costituzione. Ridurre gli emendamenti, votarli entro agosto e mandare alla prima settimana di settembre il voto finale erano i contenuti di una proposta di mediazione avanzata questa mattina a inizio dibattito dal senatore del Pd, Vannino Chiti. Un'apertura al confronto sul nuovo Senato in nome del fronte 'frondista', lanciando una mediazione sui tempi delle riforme. Ma Sel non ci sta ('il convitato di pietra è il patto del Nazareno') e scoppia la lite con il Pd'Non ci sono le condizioni per mediare - dice a quel punto Zanda - Chi ha presentato 6mila emendamenti non ha detto di volerli ridurre. Allora si continui a lavorare secondo il calendario stabilito'. L'Ok a Chiti era arrivato da Fi e Ncd. No dalla Lega e dal M5s.
A fine dibattito il presidente di Palazzo Madama Grasso ha convocato "immediatamente la capigruppo" per prendere una decisione "sul prosieguo dei lavori" nell'Aula. Sospesi i lavori fino al termine della riunione.
 "Il governo come sempre è disponibile a trovare ulteriori punti di incontro" per cambiare il ddl costituzionale ma "non può sottostare a un ricatto ostruzionista, per questo avevo visto come favorevole la proposta di Chiti" di mediazione. Lo dice il ministro Maria Elena Boschi nell'Aula del Senato. "Ritengo sia doveroso l'intervento del governo per ripristinare la realtà. Credo che l'atteggiamento del governo in tre mesi e mezzo in commissione sia la prova provata della disponibilità a trovare punti di incontro. Mai c'è stata contrapposizione del governo con i relatori e con la maggioranza ampia che ha portato a un testo approvato in commissione. Oggi non si tratta di discutere i sì e i no del governo ma i sì e i no di una maggioranza ampia che ha votato in commissione quel testo, che a questo punto non è più il testo base del governo". "Probabilmente - aggiunge Boschi - non su tutto sarà possibile trovare un punto di incontro tra maggioranza e opposizioni, come avviene su qualsiasi provvedimento e nel gioco democratico. Ma non è pensabile che sia una minoranza ad affermare le proprie ragioni a scapito della maggioranza".

Grillo: ce ne andremo dal Parlamento. "Che ci rimaniamo a fare in Parlamento? A farci prendere per il culo, a sostenere un simulacro di democrazia mentre questi fanno un colpo di Stato? Rimarremo fin quando sarà possibile" impedire il golpe "con l'eliminazione del Senato elettivo". Se "non ci lasceranno scelta, ce ne andremo". Lo scrive Beppe Grillo sul blog. "Meglio uscire e parlare con i cittadini nelle piazze di Roma e d'Italia, meglio fare agorà tutti i giorni tra la gente che reggere il moccolo ai traditori della democrazia e della Patria. Li lasceremo soli a rimestare le loro leggi e usciremo tra i cittadini. Aria fresca", aggiunge il leader del M5S sul blog. Grillo lancia POI un sondaggio online per chiedere ai militanti del M5S di esprimersi sull'ipotesi di una manifestazione dei parlamentari contro il ddl costituzionale sulle riforme. "Sei favorevole al Parlamento in piazza per denunciare il tentativo di colpo di Stato in atto? Vota", si legge sul sito web del comico genovese in una nota dal titolo "Parlamento in piazza".

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