giovedì 31 luglio 2014

BENGASI, manifestanti cacciano i miliziani islamisti dall’ospedale occupato


L'ingresso dell'ospedale Jalaa di Bengasi

BENGASI - "Sono almeno 50" i cadaveri trovati nella base delle Forze speciali libiche conquistata dai miliziani islamici a Bengasi dopo 48 di battaglia. Lo riferiscono fonti mediche citate dai media internazionali. Altri 25 cadaveri di persone uccise negli scontri sono stati portati negli obitori degli ospedali.
Una folla di civili infuriati ieri sera ha ignorato ignorato colpi di avvertimento da miliziani di Ansar Al Sharia e ha preso il controllo dell'ospedale di Bengasi Jalaa che era nelle mani dei militanti a partire dalla fine di giugno. Quando diverse centinaia prevalentemente giovani manifestanti si sono avvicinati all'ospedale le guardie di Ansar hanno sparato in aria, facendo infuriare i manifestanti che hanno continuato ad avanzare verso il cancello principale dell'ospedale.
I miliziani  sono stati visti ritirarsi verso edifici vicini, mentre i trionfanti giovani hanno buttato giù bandiera nera degli islamisti da sopra il cancello e la hanno sostituito con la bandiera libica.
Non c’è stato alcun tentativo da parte dei miliziani di riconquistare le posizioni perdute. La folla ha costruito barricate sulla carreggiata. La protesta era iniziata davanti alla Tibesti Hotel, futura sede della nuova Camera dei Rappresentanti, che era stato danneggiato da militanti di Ansar Al Sharia ieri. I manifestati gridano slogan denunciando il terrorismo e chiedeno  a esercito e la polizia ad agire
In questa situazione sono almeno 5-6mila le persone che ogni giorno scappano dalla Libia e cercano rifugio nella vicina Tunisia. Ma il flusso umano che si preannuncia nei prossimi giorni potrebbe essere interrotto visto che le autorità di Tunisi stanno pensando alla chiusura delle frontiere: "Non siamo in grado di ricevere tutte queste persone", ha detto il ministro degli Esteri Mongi Hamdi.
E mentre nel Paese proseguono i sanguinosi combattimenti tra fazioni rivali, la Libia rimane sempre più sola con i suoi depositi di carburante in fiamme e con il continuo esodo di diplomatici e occidentali in genere. Martedì sono stati francesi, canadesi, serbi, portoghesi e bulgari a lasciare il Paese, e tutti i cittadini d'Oltralpe attualmente in Libia "sono stati invitati a lasciare il Paese ed entrare al più presto in contatto con l'ambasciata a Tripoli a tale scopo", ha ribadito il portavoce del ministero degli Esteri francese.

E mentre tutte le cancellerie, nell'ordinare l'evacuazione, fanno riferimento alla situazione imprevedibile della sicurezza e ai combattimenti per il controllo dell'aeroporto di Tripoli e nel resto del Paese, l'ambasciata d'Italia resta aperta per "assicurare il massimo impegno a tutela della collettività e degli interessi italiani in Libia", fa sapere la Farnesina.

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