giovedì 5 giugno 2014

Smantellato dai CC il mandamento di Cosa Nostra di Bagheria


PALERMO - Smantellato il clan mafioso di Bagheria nel Palermitano. Trentuno persone sono state arrestate nel corso di una complessa operazione antimafia, Operazione Reset,  condotta dalle prime luci dell’alba, da 500 carabinieri del Comando provinciale di Palermo.
Completamente disarticolato il mandamento di Bagheria, storica roccaforte di Cosa Nostra. Insieme ai reggenti dell’ultimo decennio del mandamento e delle famiglie mafiose di Bagheria, Villabate, Ficarazzi e Altavilla Milicia, sono stati tratti in arresto pericolosi “uomini d’onore” della consorteria. Ci sono nomi eccellenti come Carlo Guttadauro – fratello di Filippo e Giuseppe – capo decina di Aspra. E ancora Giuseppe Comparetto, uomo d’onore di Villabate, ed Emanuele Modica, di Casteldaccia, considerato affiliato alla mafia canadese, che nel 2004 scampò alla morte in un agguato a Montreal.
Il colonnello dei CC Pierangelo Iannotti
In manette anche Antonino Messicati Vitale), rientrato in Italia da pochi mesi (dopo una breve latitanza a Bali), dove era stato individuato e arrestato) e scarcerato per un cavillo.. Tra i fermati ci sono anche Giuseppe Di Fiore, Giovanni Pietro Flamia, Salvatore Lo Piparo, Giovanni Di Salvo, Michele Modica ed Emanuele Cecala, questi ultimi ritenuti responsabili anche di alcuni fatti di sangue.
I provvedimenti sono stati eseguiti, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Dda, nei confronti di capi e gregari del mandamento mafioso di Bagheria, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, omicidio, sequestro di persona, estorsione, rapina, detenzione illecita di armi da fuoco e danneggiamento a seguito di incendio.
Sono state le dichiarazioni dei due nuovi pentiti, il killer Sergio Flamia e il geometra Enzo Gennato, a svelare il nuovo sistema di potere nel mandamento di Bagheria. Con loro, un contributo determinante lo hanno dato i 44 imprenditori e commercianti che si sono ribellati al racket delle estorsioni. “Contributo decisivo”, ha detto Pierangelo Iannotti, comandante provinciale dei carabinieri di Palermo.
Le investigazioni, in particolare, grazie anche alla collaborazione di alcuni pentiti, hanno consentito sia di documentare l’esistenza di un “Direttorio”, un organo decisionale provinciale, sia di accertare l’esistenza all’interno della consorteria di un vertice strategico, in gergo “la testa dell’acqua”, al quale doveva obbedienza anche il reggente operativo del mandamento. Una novità assoluta, un organo direttivo capace di sostituire la Commissione tanto cara a Totò Riina e di deliberare decisioni importanti, strategie, nuove nomine e perfino omicidi. In mezzo – in mezzo ad attentati, minacce e faide tra clan rivali – ci sono decine di estorsioni (44 in tutto tra tentate e consumate) e un numero consistente di imprenditori e commercianti che ha deciso di denunciare e di contribuire ad inchiodare i suoi taglieggiatori. È uno spaccato inquietante e per certi versi inedito, quello ricostruito dai carabinieri del comando provinciale, guidato dal colonnello Pierangelo Iannotti, che all’alba di oggi hanno eseguito i fermi da Bagheria a Villabate, passando per Altavilla Milicia, Ficarazzi e Casteldaccia.
Sono stati inoltre identificati gli esecutori materiali dell’omicidio di Antonino Canu, ucciso a Caccamo il 27 gennaio 2006, e del tentato omicidio di Nicasio Salerno, sempre a Caccamo il 23 agosto 2005. Quattro i progetti di rapina sventati grazie all’intervento “preventivo” dei carabinieri.

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