venerdì 20 giugno 2014

I Ris cinque ore nella villa a Mapello di Bossetti che "sicuramente è figlio di Guerinoni", dice la pm

Aggiungi didascalia
MAPELLO - I Ris di Parma sono usciti dalla villa a Mapello dell'arrestato, Mssimo Bossetti, dopo quasi cinque ore. Avrebbero usato il luminol (composto chimico utilizzato per rilevare tracce di sangue, ndr) ''in tutta la casa e nella cascina'' e avrebbero ''prelevato alcune cose alla ricerca di tracce''. Al sopralluogo nella villetta di via Piana di Sopra era presente il legale di Massimo Giuseppe Bossetti, Silvia Gazzetti, che è andata via senza rilasciare alcuna dichiarazione
''Il puzzle è quasi completato'' ma ''l'indagine non è chiusa anche se l'ordinanza parla di pressanti esigenze cautelari'', ha spiegato il pm Letizia Ruggeri. ''Dopo aver riesumato il cadavere di Guerinoni, non abbiamo avuto più nessun dubbio sul fatto che fosse il padre del soggetto che stavamo cercando'' ha poi detto Letizia Ruggeri, pm titolare dell'indagini sul caso Yara. Dopo i primi tre mesi ''da incubo'', il ritrovamento del cadavere di Yara ha dato una svolta alle indagini: ''E' stato di un grande aiuto, come è noto i cadaveri danno informazioni e sapere che sugli slip è stato localizzato questo Dna. A questo punto il Dna è stato il faro alla luce del quale proseguire le indagini' - ha aggiunto - E' stata un'indagine faticosissima, ma ogni giorno qualche tassello andava a completare il puzzle'', ha detto Letizia Ruggeri. ''Non avete idea di quanta fatica è stata fatta in un'indagine a elenchi, con nessun testimone e ben poche telecamere funzionanti''. Il pm non esclude di chiedere il giudizio immediato.

Per il procuratore di Bergamo, Francesco Dettori, ''Non ci sono state contraddizioni nel percorso investigativo basato su una linea operativa strettamente scientifica, dall'individuazione della madre del presunto autore fino all'individuazione della persona che conoscete ''. Il magistrato ha definito ''aride e stupide'' le polemiche sui milioni di euro spesi durante le indagini. ''Per trovare la verità sul caso di una ragazza di 13 anni non si bada a spese'' ha sottolineato.

Il fratellino parlava di 'uomo con la barbetta'
Uno degli aspetti di cui dovranno occuparsi gli investigatori che si occupano del caso Yara è quello delle dichiarazioni rese dal fratellino della tredicenne uccisa che, nel luglio del 2012, aveva spiegato che la sorella "aveva paura di un signore in macchina che andava piano e la guardava male quando lei andava in palestra e tornava a casa percorrendo la via Morlotti" a Brembate di Sopra, da dove la ragazza scomparve il 26 novembre del 2010. Anche queste parole, è stato spiegato in conferenza stampa da inquirenti e investigatori, saranno valutate nel prosieguo delle indagini. L'uomo, secondo quanto gli aveva raccontato Yara, "aveva una barbettina come fosse appena tagliata", e Massimo Giuseppe Bossetti ha avuto un pizzetto biondo, e possedeva una "macchina grigia lunga", e Bossetti è proprietario - annota il gip Ezia Maccora nell'ordinanza di custodia cautelare - di una Volvo V40 di colore grigio". Il gip precisa che "si tratta però di un teste di minore età la cui capacità di rappresentazione dei fatti non può essere equiparata a quello di un adulto e quindi è ben possibile che qualche dettaglio non corrisponda del tutto alla fisionomia dell'attuale indagato" e gli ulteriori approfondimenti investigativi consentiranno di dare una adeguata collocazione probatoria a tali dichiarazioni anche al fine di meglio definire le aggravanti che possono essere riscontrate e contestate all'indagato".

Nessun commento: