L'incontro di ieri sera a Palazzo Chigi |
ROMA - Sono state cinque lunghe ore di trattative a Palazzo Chigi, tra Marchionne e John Elkann da una parte e Monti, Passera e Fornero dall’altra: alla fine, un comunicato e nessun incontro con i giornalisti. Dal comunicato si evince che Fiat salvaguarderà la sua presenza in Italia, ma investirà soltanto "al momento più idoneo", quando ci sarà la piena ripresa del mercato europeo dell'auto. "Traspaiono buone intenzioni. Bisogna però vedere nel concreto se i giudizi espressi saranno sostanziati dai fatti", commenta il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, mentre il numero uno dell'Ugl, Giovanni Centrella, sottolinea che per l'assenza di "precise garanzie sul futuro dei lavoratori, anche in termini di ammortizzatori sociali, e sugli stabilimenti italiani Fiat non si può essere né soddisfatti né tranquilli". "Abbiamo apprezzato che la Fiat nel documento congiunto col governo abbia ribadito di restare in Italia dove intende rafforzare la competitivita' attraverso ricerca ed innovazione", ha detto invece Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. Infine per il segretario generale della Fismic, Roberto Di Maulo. "E' stato un incontro positivo, si e' avuta la conferma che Fiat non va via dall'Italia ma che c'e' una difficolta', dovuta alla crisi, per cui e' necessario dosare attentamente gli investimenti"."La Fiat - afferma il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni - deve assicurare gli investimenti non appena il mercato ripartirà". "Spero che ora il governo convochi i sindacati il più presto possibile", dice il leader della Fiom, Maurizio Landini. La data non c'é ancora ma il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, ha già assunto l'impegno a convocare le organizzazioni sindacali la prossima settimana. Intanto il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, che ieri ha incontrato Passera, indica una strada da seguire per risolvere il problema Fiat: abbassare la pressione fiscale sulle imprese e sul lavoro per favorire la competitività.
Nessuna richiesta di soldi è arrivata dall'azienda, né sotto forma di sgravi fiscali né di strumenti come la cassa integrazione in deroga e i prepensionamenti.
Fiat dichiara di voler salvaguardare la presenza in Italia grazie all'export negli Usa e in altre aree extra europee. Finché il mercato non si riprenderà, la casa torinese lavorerà allo sviluppo di un modello di export per aumentare la capacità degli stabilimenti italiani. Elkann e Marchionne ricordano che l'azienda ha investito 5 miliardi di euro in Italia negli ultimi 3 anni e che la collaborazione con la Chrysler sarà sempre più stretta, grazie all'integrazione delle piattaforme. Il Lingotto è disponibile "a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l'attività di ricerca e innovazione". La Fiat ha espresso ''apprezzamento per l'azione del Governo che ha giovato alla credibilità dell'Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività, oltre che per un cambiamento di mentalità idoneo a favorire la crescita''.
Dal canto suo, "il Governo ha apprezzato l'impegno assunto nel corso della riunione a essere parte attiva dello sforzo che il Paese sta portando avanti per superare questa difficile fase economica e finanziaria''. Il governo, come già aveva fatto in altre occasioni, non intende interferire nelle strategie dell'azienda, di cui apprezza i risultati che sta conseguendo a livello internazionale. Esecutivo e Fiat avvieranno nelle prossime settimane "un lavoro congiunto utile a determinare requisiti e condizioni per il rafforzamento della capacità competitiva dell'azienda. Un gruppo di lavoro sarà costituito presso il Mise per individuare gli strumenti per rafforzare ulteriormente le strategie di export del settore automotive".
Secondo quanto apprende l'Agi, le stime che il Lingotto avrebbe illustrato al governo riporterebbero a uno scenario ai livelli degli anni '70. A livello globale le vendite delle autovetture sono scese dai 15,9 milioni del 2007 ai 12,7 milioni del 2012. Mentre per il mercato italiano il calo e' stato piu' consistente: nell'ordine delle due cifre (-44%). Si e' passati infatti da 2,5 milioni di auto vendute nel 2007 a 1,4 milioni del 2012. Di qui il progetto di mantenere comunque la produzione in Italia e di proporre modelli che possano essere appetibili sul mercato estero in particolare in quello americano.
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