lunedì 17 settembre 2012

Gaza: due ergastoli per l’uccisione dell’attivista italiano Vittorio Arrigoni


Vittorio Arrigoni
GAZA - Sono stati condannati all'ergastolo due degli imputati, entrambi militanti salafiti, accusati d'aver ucciso nell'aprile 2011 l'attivista italiano Vittorio Arrigoni nella Striscia di Gaza. Il processo si è svolto davanti a un tribunale militare controllato da Hamas, che governa l'enclave palestinese dove è avvenuto l'omicidio. Altri due imputati sono stati condannati rispettivamente a 10 e un anno di carcere.
La pena del carcere a vita è stata stabilita per il 23enne Mahmoud al-Salfiti e per il 25enne Tamer al-Hassasna, riconosciuti colpevoli di rapimento e di omicidio del pacifista Arrigoni. I due estremisti salafiti avevano confessato il loro coinvolgimento. Il 25enne Faruk Jerim è stato condannato a 10 anni di cella per rapimento mentre il 25enne Amer Abou Houla dovrà scontare una pena di un anno dietro le sbarre per aver fornito la casa in cui Arrigoni fu tenuto prigioniero e poi fu trovato impiccato.
Gli imputati rischiavano una condanna a morte ma gli stessi familiari di Arrigoni si erano detti contrari a questa eventualità. Il processo si era aperto a settembre ma aveva subito numerosi rinvii. Gli imputati avevano confessato la loro partecipazione al sequestro ma avevano attribuito le principali responsabilità al capo del gruppo, il giordano Abdel Rahman Breizat, e a un altro membro della cellula, Bilal al Omari, entrambi uccisi pochi giorni dopo il sequestro in uno scontro a fuoco con le forze di sicurezza di Hamas.
Vittorio Arrigoni, attivista dell'International Solidarity Movement (Ism), era noto negli ambienti del pacifismo e della militanza filo-palestinese per il suo libro "Gaza: restiamo umani" scritto dopo l'operazione israeliana Piombo fuso nell'enclave palestinese.

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