domenica 25 marzo 2012

A Santarcangelo e a Pennabilli l’addio a Tonino Guerra

Segio Zavoli tiene l'orazione funebre per Tonino Guerra a Santarcangelo


L’orazione di Sergio Zavoli: l’inimitabile alleanza degli occhi e del cuore. Il poeta sarà cremato e le ceneri  incastonate nella roccia, sopra la Casa dei mandorli a Pennabilli, nel punto più alto dal quale si apre la veduta su un'enorme vallata.

SANTARCANGELO (Rimini). - L'addio in piazza Ganganelli, gremita di folla, su un tappeto verde allestito vicino al monumento dei caduti, come voleva il Poeta, e vicino al feretro i suoi alberi preferiti, due mandorli in fiore.
  Santarcangelo ha dato cosi' l'addio a Tonino Guerra, il grande poeta e sceneggiatore scomparso all'eta' di 92 anni nella localita' romagnola dove era nato e alla quale aveva legato i ricordi piu' importanti della sua vita. L'orazione funebre nella piazza gremita di gente e' stata tenuta dall'amico Sergio Zavoli: "Tonino era tutt'uno con questo piccolo mondo trasformato nell'universo dalle sue poesie ognuna con l'infallibile precisione, cioe' l'inimitabile alleanza degli occhi e del cuore, di un poeta che porta i pensieri e le cose a un'altezza sorprendente -  ha ricordato Zavoli -  La piazza e' colma di gente che ti ha amato anche da lontano, forse sapeva che tu credevi in assoluto al privilegio di essere nati. A patto, aggiungevi, che poi si viva non per esistere, ma per vivere insieme"
Per l'ultimo saluto sono arrivati tra gli altri il presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, Walter Veltroni, Sergio Cofferati, numerose personalita' del mondo del cinema tra cui la moglie di Antonioni. A visitare la camera ardente, rimasta aperta tutta la giornata di ieri e nelle prime ore della mattinata, anche i fratelli Taviani. Picchetto d'onore per il poeta scomparso, per tutta la durata della camera ardente, dove a fianco del feretro, tra le primule e le viole, si sono alternati sindaci e amministratori. Tantissima anche la gente comune (si stimano tra le 5/10.000 persone). 
Poi il feretro ha raggiunto Pennabilli, dove, a iniziare dalle 15,30 si è svolto il “congedo religioso” sul sagrato della cattedrale in piazza Vittorio Emanuele. "E' bello se puoi arrivare in un posto dove trovi te stesso!". E' così che Tonino Guerra, descriveva Pennabilli, cittadina di impianto medievale, dove ha vissuto i suoi ultimi 25 anni di vita. Una cerimonia intima alla quale hanno partecipato soprattutto gli amici di Pennabilli, i parenti della moglie Lora arrivati dalla Russia, il figlio Andrea e i sindaci di Rimini, Santarcangelo e Pennabilli, il presidente della provincia Stefano Vitali, della regione Vasco Errani. I
Il feretro è stato poggiato su un tappeto di rami di mandorli in fiore. Sulla bare delle rose. Dopo le preghiere e letture scelte dai Vangeli, ha preso la parola il vescovo di San Marino – Montefeltro, monsignor Luigi Negri che ha definito il poeta come “il cantore della bellezza della natura, cantore appassionato della vita”. Negri ha anche ricordato una riflessione di Tonino Guerra, incontrato qualche giorno prima della morte, sulla troppa cattiveria tra gli uomini. “Tra gli uomini non c'è amicizia, aveva detto – ricorda il vescovo -. Lui ha lavorato perché invece vi fosse”. 
La parola poi è stata presa dal sindaco di Pennabilli, Lorenzo Valenti, che ha voluto ricordare lo sceneggiatore non solo come artista ma come “un amico di Pennabilli anche se alle volte ci definiva dei medievali”. “Tonino Guerra – ha detto Valenti – ha reso famosa Pennabilli”. Dopo le note dell'Ave Maria di Astor Piazzolla (chitarra e organetto) eseguita da due giovani amici dello sceneggiatore, ha preso la parola la moglie Lora. “Ho solo una parola – ha detto – grazie, come moglie e come la tua più stupida allieva”. La cerimonia si è conclusa sulle note della Manon Lescaut e il feretro dopo il concedo religioso è tornato nel giardino della Casa dei mandorli, la sua abitazione, dove è stato adagiato sul prato verde. 
Domani mattina, la salma sarà cremata a Cesena e le ceneri verranno incastonate nella roccia, al di sopra della Casa dei mandorli, nel punto più alto dal quale si apre la veduta su un'enorme vallata.



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