ROMA - Varato ieri in consiglio dei ministri il decreto legge del ministro della Giustizia Paola Severino contro l'affollamento delle carceri. Prevede possibilita' di scontare a casa gli ultimi 18 mesi di pena (usciranno 3.300 detenuti), ''messa alla prova'' invece del carcere per condanne entro i 4 anni, detenzione presso le forze di polizia per gli arrestati da processare subito (si calcola, in circa 16-18 mila persone il flusso dei detenuti che, sempre da qui a un anno - più o meno - non dovrebbero più mettere piede in carcere a seguito del blocco del meccanismo delle 'porte girevoli' per effetto del quale, adesso, entrano in cella, per non più di tre giorni, coloro che sono destinati al processo per direttissima, ad esempio perché colti in flagranza di reato. Per loro si farà ricorso alle celle di sicurezza delle forze di polizia, nelle quali andranno i magistrati a convalidare l'arresto evitando i costi delle traduzioni e l'aggravio di lavoro degli uffici) e 57 milioni di euro per nuove carceri, in particolare per quelle quasi utimate.
Misure di clemenza 'una tantum' non sono nell'agenda del governo Monti, tuttavia - rispondendo a una domanda - Severino ha spiegato di non aver "mai escluso che l'amnistia e l'indulto siano dei mezzi che contribuiscono ad alleviare l'emergenza carceri, ma ho sempre detto che non sono dei provvedimenti di matrice governativa: se questa indicazione verrà dal Parlamento io non la contrasterò".
Misure di clemenza 'una tantum' non sono nell'agenda del governo Monti, tuttavia - rispondendo a una domanda - Severino ha spiegato di non aver "mai escluso che l'amnistia e l'indulto siano dei mezzi che contribuiscono ad alleviare l'emergenza carceri, ma ho sempre detto che non sono dei provvedimenti di matrice governativa: se questa indicazione verrà dal Parlamento io non la contrasterò".
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