ROMA - "Vi propongo di votare con chiarezza al termine" della direzione "un documento che segni il cammino del Pd sui temi del lavoro e ci consenta di superare alcuni tabù che ci hanno caratterizzato in questi anni". Lo dice Matteo Renzi alla direzione Pd, proponendo "profonda riorganizzazione del mercato del lavoro e anche del sistema del welfare". "Serve un paese che vuole investire e dare risposte ai nuovi deboli che sono tanti e hanno bisogno di risposte diverse da quelle date finora. La rete di protezione si è rotta, non va eliminata ma ricucita, sapendo che c'è uno Stato amico che li aiuta", ha detto Renzi. Poi ancora: "Non siamo un club di filosofi ma un partito politico che decide, certo discute e si divide ma all'esterno è tutto insieme. Questa è per me la ditta”. Una profonda riorganizzazione del mercato del lavoro e anche del sistema del welfare è la decisione che il premier chiede di assumere alla direzione Pd. Sulle divisioni nel Pd sul jobs act, Renzi ha detto: "E' vero che chi non la pensa come la segreteria non è uno dei Flintstones, come dice Cuperlo, ma è anche vero che chi la pensa come la segreteria non è come Margareth Thatcher".
"Non mi preoccupano le trame altrui, di coloro che si sentono spodestati": così Renzi alla Direzione del Pd. "Non chiamateli poteri forti, e nemmeno poteri immobili - ha aggiunto - chiamateli, forse con eccesso di stima, poteri aristocratici".
"Ottanta euro sono un fatto di dignità prima ancora che di giustizia sociale e sono importanti per milioni di italiani e non per 100 editorialisti".Misure come il tetto allo stipendio dei manager, il taglio delle auto blu e dei permessi sindacali sono "misure di immagine", ma esse sono importanti "l'immagine è una cosa seria": così il premier. "Continuare a dire - ha aggiunto - che non servono misure di buon esempio da parte della politica, vuol dire essere fuori dalla realtà".
"Sostenere che sia un impegno europeo la riforma del mercato del lavoro è assolutamente corretto, l'abbiamo promesso all'Europa, ma non è il motivo per cui la facciamo", ha detto Renzi.
"Il rispetto del diritto costituzionale non è nell'avere o no l'art. 18, ma nell'avere lavoro. Se fosse l'art.18 il riferimento costituzionale allora perché per 44 anni c'è stata differenza tra aziende con 15 dipendenti o di più?". Così Matteo Renzi. "L'attuale sistema del reintegro va superato, certo lasciandolo per discriminatorio e disciplinare", ha detto Renzi in direzione.
D'Alema: "Meno slogan, così effetti del governo sono scarsissimi" - "Penso con sincero apprezzamento per l'oratoria che è un impianto di governo destinato a produrre scarsissimi effetti e questo comincia ad essere percepito nella parte più qualificata dell'opinione pubblica. Meno slogan, meno spot e un'azione di governo più riflettuta credo possa essere la via per ottenere maggiori risultati". Così Massimo D'Alema nel suo intervento in direzione del Pd.
Bersani: "Discutiamo, ma no al metodo Boffo" - "Cerchiamo di raffreddarci un po' la testa perché abbiamo i problemi dell'Italia da affrontare. Io dico la mia che non è di quello del 25%, del conservatore o di uno che cerca la rivincita o gioca la partita della vita. Attenzione: noi andiamo sull'orlo del baratro non per l'art. 18 ma per il metodo Boffo, uno deve potere dire la sua senza che gli si tolga la dignità e io voglio discutere prima che ci sia un prendere o lasciare". Lo ha detto Pierluigi Bersani. "Certo - ha spiegato Bersani - ci vuole una riforma del mercato del lavoro, che nel secondo Paese industriale deve voler dire qualità e produttività e sappiamo che non abbiamo qualità perché c'è troppa precarietà. Va bene unificare i contratti ma attenzione a dire che l'art. 18 è simbolico, non vale niente. Per 8 milioni di persone conta qualcosa nel rapporto di forza e per chi si dice di sinistra è una questione di principio: dice che non è tutto monetizzabile".