sabato 7 gennaio 2012

I cinesi uccisi a Roma: il mistero della borsa ritrovata piena di soldi



ROMA - Intorno alla borsa di Zhou Zeng, il cinese ucciso a Roma insieme alla figlioletta Joy di appena nove mesi, ruota un nuovo mistero, la cui soluzione potrebbe anche portare a capire il movente del delitto. Perché in quella borsa, gettata dagli assassini in un casolare diroccato, sono stati trovati 16mila euro. Ed è difficile che due rapinatori gettino al vento il bottino proprio dopo aver ucciso per averlo.
Tra l'altro, né la moglie né i parenti avevano raccontato che l'uomo, la sera del delitto, avesse con sé tutti quei soldi oltre ai tremila - l'incasso del locale - che nascondeva in tasca. Dopo il ritrovamento della borsa, quindi, i carabinieri non escludono che si sia trattato di un regolamento di conti, e che i killer non siano affatto italiani come invece sostiene la vedova del commerciante cinese.


Ricostruzione lacunosa Dopo il ritrovamento del denaro, si scopre che è lacunosa anche la ricostruzione del delitto che la donna ha fatto agli investigatori. Lei ha raccontato che la famiglia stava tornando a casa dopo aver chiuso il bar, e che quando i due rapinatori si sono avvicinati hanno subito cercato di strapparle la borsa e il marito è intervenuto per difenderla. Perché, si chiedono gli inquirenti, mettere a rischio l'incolumità di tutta la famiglia per una borsa vuota? Evidentemente vuota non era, e conteneva il denaro (forse anche di più) che poi è stato ritrovato nel casolare. Ma perché la donna non ne ha fatto cenno durante l'interrogatorio?

Altra domanda senza risposta: perché, dopo aver ucciso un uomo e una bambina per impossessarsi della borsa, i due rapinatori l'hanno gettata, piena di soldi, nel casolare dove è poi stata ritrovata assieme a un borsello più piccolo? Pensavano di tornare a prenderla una volta che le acque si fossero calmate? Oppure il loro obiettivo non era il denaro, ma qualcos'altro che la moglie del cinese teneva nella borsa?

Una possibile risposta potrebbe venire dall'individuazione del destinatario delle migliaia di euro che Zeng inviava tramite un money transfer poco distante dal suo bar: non è escluso che anche quei sedicimila euro dovessero essere inviati a qualcuno, e questo potrebbe essere il movente. Ma ancora i conti non tornano, e gli investigatori stanno cercando di far combaciare i tasselli di quello che è diventato un vero e proprio puzzle. Costato la vita a un uomo e a una bambina di soli nove mesi.
Il cellulare Insieme alle banconote c’era anche il cellulare di Zhou Zeng, il commerciante cinese ucciso insieme alla figlia, la piccola Joy di nove mesi appena.
Anche immaginando che si sia trattato davvero di disperati, di tossicodipendenti, resta difficile immaginare che siano stati così disperati e così drogati da rinunciare a quel mucchio di banconote, e poi così ingenui e sprovveduti da lasciare quel cellulare nel borsello, la traccia regina che almeno ufficialmente ha condotto i carabinieri del Reparto investigativo di via In Selci - attraverso un sofisticato sistema di rilevazioni, ben più sofisticato della semplice e troppo ampia cella telefonica - al ritrovamento.

Borsa e borsello sarebbero state recuperati a poche centinaia di metri da via Giovannoli, dal luogo in cui scattò l’agguato alla famigliola cinese che rientrava a casa dopo una giornata di lavoro nel bar. Ma le modalità del ritrovamento e lo stesso punto esatto i carabinieri li hanno tenuti segreti, evidentemente sono ancora preziosi per le indagini. Non ci sono spazi aperti in quella zona, borsa e borsello sarebbe stati ritrovati in una piccola radura ma in condizioni tali da lasciare sospesa la domanda: abbandonati definitivamente o frettolosamente nascosti per poi tornare a riprenderli?

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