ROMA - Via libera dall'Ufficio di presidenza della Camera ai tagli per gli stipendi dei deputati, maggiorati di un 10% per quanto riguarda le figure apicali. "Si tratta di decisioni definitive e ad effetto immediato" spiega il vicepresidente Rocco Buttiglione al termine della riunione. La decurtazione sarà di 1.300 euro lordi (circa 700 euro netti).
L'Ufficio di presidenza della Camera ha inoltre stabilito che "per quel che riguarda i vitalizi dei deputati si passa dal sistema retributivo a quello contributivo". Stesso passaggio varrà per i dipendenti della Camera. Buttiglione assicura che la decisione "è assunta in maniera definitiva - ha sottolineato il vicepresidente della Camera - e riguarda i deputati ma abbiamo anche adottato provvedimenti nei confronti dei dipendenti della Camera, anche loro passano al metodo contributivo".
L'ufficio di presidenza di Montecitorio ha stabilito che il rimborso per i cosiddetti "portaborse" sarà al 50% forfettario (ora lo è al 100%) e al 50% dovrà essere documentato, o con l'assunzione del collaboratore o con la documentazione delle spese sostenute. L'obiettivo resta comunque quello di regolamentare per legge la figura del collaboratore parlamentare.
Il premier Mario Monti ha trasmesso ai presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini, lo schema di provvedimento sul limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel decreto salva-Italia. Il testo stabilisce che gli stipendi dei manager statali non possano superare quello del primo presidente della Corte di Cassazione. I relativi risparmi - riferisce una nota di P. Chigi - andranno al fondo di ammortamento dei titoli di stato.
Per questo motivo, recita la nota di palazzo Chigi, "in tempi considerevolmente inferiori a quelli indicati dal decreto-legge approvato dal Parlamento lo scorso dicembre, e fissati in novanta giorni, il presidente Monti ha trasmesso al presidente del Senato, Renato Schifani, e al presidente della Camera, Gianfranco Fini, lo schema di provvedimento concernente il limite massimo retributivo dei dipendenti pubblici, previsto nel "Salva Italia"". Nessun manager di stato potrà guadagnare più del primo Presidente della Corte di Cassazione e in nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite. Lo schema del decreto deve ottenere ora il parere delle competenti commissioni parlamentari.
"Il provvedimento - si legge nel comunicato - si fonda su due principi:
1) Il trattamento economico complessivo del primo Presidente della Corte di Cassazione, circa 305mila euro, diventa il parametro di riferimento per tutti i manager delle pubbliche amministrazioni. In nessun caso l'ammontare complessivo delle somme loro erogate da pubbliche amministrazioni potrà superare questo limite.
2) Per i dipendenti collocati fuori ruolo o in aspettativa retribuita, presso altre pubbliche amministrazioni, la retribuzione per l'incarico non potrà superare il 25% del loro trattamento economico fondamentale".
"Resta valido - aggiunge la nota - il tetto massimo indicato in precedenza. Lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri verrà sottoposto al preventivo parere delle competenti commissioni di Senato e Camera. Contestualmente, la Ragioneria generale dello Stato indicherà le modalità di versamento al Fondo per l'ammortamento dei Titoli di Stato delle risorse rese disponibili dall'applicazione dei limiti retributivi stabiliti dalla norma. Le risorse così risparmiate non potranno andare a copertura di altre spese".
"Il decreto presentato oggi - assicura palazzo Chigi - è in linea con gli scopi che il Governo, sin dal suo insediamento, si è prefissato affinche' il tema divenisse parte integrante, e centrale, dell'agenda istituzionale. I provvedimenti varati finora - in particolare quelli noti come "Salva Italia" e "Cresci Italia" - procedono in questa direzione. Intendono cioè eliminare - o quanto meno ridurre - gli sprechi connessi alla gestione degli apparati amministrativi".
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