ROMA - Si possono tagliare gli stipendi dei parlamentari italiani? Per la Commissione guidata dal presidente Istat Enrico Giovannini, il problema è che i nostri deputati e senatori guadagnano più dei colleghi europei in termini di stipendio però costano di meno in termini di assistenti (i cosiddetti portaborse) e spese aggiuntive. Lo dice il rapporto della Commissione incaricata di studiare la questione, pubblicato sul sito della Funzione pubblica e analizzato oggi da vari quotidiani.
Per la Commissione è impossibile fare una media. L'organismo che aveva avuto l'incarico dal governo Berlusconi e dalle presidenze di Camera e Senato, confermato dall'esecutivo Monti, doveva rendere il suo verdetto entro il 31 dicembre e lamenta il poco tempo a disposizione. La media comunque è complessa, come si può leggere dalle tabelle pubblicate oggi su Repubblica e Corriere della Sera. In Italia l'indennità parlamentare lorda per i deputati è di 11.283 contro i 7.100 euro della Francia, i 2.813 della Spagna, 8.500 nei Paesi Bassi, 7.668 in Germania. A cui si aggiunge in Italia una diaria da 3.500 euro. Sono però minori le spese accessorie, in particolar modo quelle dei collaboratori: rientrano per i deputati nostrani fra le spese di segreteria e rappresentanza, 3.690 euro al mese. Mentre per esempio in Francia un deputato può spendere fino a 9.100 euro al mese per i collaboratori, in Germania sono pagati dal Parlamento per un totale di 14.700 euro, in Austria sono dipendenti della Camera.
In sostanza i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa con uno stipendio lordo mensile che supera i 16mila euro, il 60% in più rispetto alle media Ue. Nel dettaglio la retribuzione lorda mensile di un deputato italiano è composta da un'indennità parlamentare di 11.283,3 euro lorde a cui si aggiunge una diaria di 3.503,1 euro esentasse, 1.331,7 euro per i trasporti, 258,2 euro per le spese telefoniche e 41,7 euro per la dotazione informatica. Dal conteggio sono esclusi gli importi per i collaboratori diretti, che rientrano nelle spese di rappresentanza, pari a ulteriori 3.690 euro mensili. Importi quasi simili per un senatore che ogni mese riceve 11.555 euro di indennità parlamentare, 3.500 di diaria, 1.650 euro per i trasporti e 4.180 euro per le spese di rappresentanza. Deputati e senatori viaggiano gratuitamente su treni, aerei, navi e autostrade, cosa che non avviene negli altri Paesi europei dove esistono rimborsi o carte con un limite di spesa.
Il vitalizio di un parlamentare italiano, dopo cinque anni di mandato, è pari a 2.486 euro mensili, con un versamento all'8,6% dell'indennità lorda, mentre in Francia il vitalizio minimo, per lo stesso periodo, è di 780 euro con un versamento del 10,5% dell'indennità legislativa. Dal primo gennaio 2012 il vitalizio dei parlamentari italiani è stato sostituito dalla pensione con metodo contributivo a partire dal compimento dei 65 anni o dei 60 se si è ricoperto il ruolo per almeno due legislature. Resta in vigore, invece, l'assegno di fine mandato, che nel caso di un parlamentare che abbia completato una legislatura ammonta a 46mila euro circa, esentasse, erogato a fine mandato.
Per la Commissione comunque i dati raccolti sono "del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una utilizzazione ai fini indicati dalla legge". Insomma insufficienti per capire se e quanto tagliare. Così, ecco la conclusione: non ci sono le condizioni per calcolare le medie di riferimento richieste. E quindi non si può tagliare. Quei 16mila euro al mese restano 16mila. Non un euro di meno. La crisi? Evidentemente non è affar loro. I parlamentari hanno altro a cui pensare.
E "Libero" oggi titola, "La casta frega pure Monti - Stipendi d'oro salvi". Si legge nell'editoriale di Franco Bechis: "La commissione (...) ha gettato la spugna" e dopo aver citato le conclusioni: "Tradotto in pratica: mentre tutti gli italiani stanno versando sangue per la Patria bersagliati da nuove tasse, i Dracula che glieli stanno portando via hanno salvato vene e portafogli".
Per la Commissione è impossibile fare una media. L'organismo che aveva avuto l'incarico dal governo Berlusconi e dalle presidenze di Camera e Senato, confermato dall'esecutivo Monti, doveva rendere il suo verdetto entro il 31 dicembre e lamenta il poco tempo a disposizione. La media comunque è complessa, come si può leggere dalle tabelle pubblicate oggi su Repubblica e Corriere della Sera. In Italia l'indennità parlamentare lorda per i deputati è di 11.283 contro i 7.100 euro della Francia, i 2.813 della Spagna, 8.500 nei Paesi Bassi, 7.668 in Germania. A cui si aggiunge in Italia una diaria da 3.500 euro. Sono però minori le spese accessorie, in particolar modo quelle dei collaboratori: rientrano per i deputati nostrani fra le spese di segreteria e rappresentanza, 3.690 euro al mese. Mentre per esempio in Francia un deputato può spendere fino a 9.100 euro al mese per i collaboratori, in Germania sono pagati dal Parlamento per un totale di 14.700 euro, in Austria sono dipendenti della Camera.
In sostanza i parlamentari italiani sono i più pagati in Europa con uno stipendio lordo mensile che supera i 16mila euro, il 60% in più rispetto alle media Ue. Nel dettaglio la retribuzione lorda mensile di un deputato italiano è composta da un'indennità parlamentare di 11.283,3 euro lorde a cui si aggiunge una diaria di 3.503,1 euro esentasse, 1.331,7 euro per i trasporti, 258,2 euro per le spese telefoniche e 41,7 euro per la dotazione informatica. Dal conteggio sono esclusi gli importi per i collaboratori diretti, che rientrano nelle spese di rappresentanza, pari a ulteriori 3.690 euro mensili. Importi quasi simili per un senatore che ogni mese riceve 11.555 euro di indennità parlamentare, 3.500 di diaria, 1.650 euro per i trasporti e 4.180 euro per le spese di rappresentanza. Deputati e senatori viaggiano gratuitamente su treni, aerei, navi e autostrade, cosa che non avviene negli altri Paesi europei dove esistono rimborsi o carte con un limite di spesa.
Il vitalizio di un parlamentare italiano, dopo cinque anni di mandato, è pari a 2.486 euro mensili, con un versamento all'8,6% dell'indennità lorda, mentre in Francia il vitalizio minimo, per lo stesso periodo, è di 780 euro con un versamento del 10,5% dell'indennità legislativa. Dal primo gennaio 2012 il vitalizio dei parlamentari italiani è stato sostituito dalla pensione con metodo contributivo a partire dal compimento dei 65 anni o dei 60 se si è ricoperto il ruolo per almeno due legislature. Resta in vigore, invece, l'assegno di fine mandato, che nel caso di un parlamentare che abbia completato una legislatura ammonta a 46mila euro circa, esentasse, erogato a fine mandato.
Per la Commissione comunque i dati raccolti sono "del tutto provvisori e di qualità insufficiente per una utilizzazione ai fini indicati dalla legge". Insomma insufficienti per capire se e quanto tagliare. Così, ecco la conclusione: non ci sono le condizioni per calcolare le medie di riferimento richieste. E quindi non si può tagliare. Quei 16mila euro al mese restano 16mila. Non un euro di meno. La crisi? Evidentemente non è affar loro. I parlamentari hanno altro a cui pensare.
E "Libero" oggi titola, "La casta frega pure Monti - Stipendi d'oro salvi". Si legge nell'editoriale di Franco Bechis: "La commissione (...) ha gettato la spugna" e dopo aver citato le conclusioni: "Tradotto in pratica: mentre tutti gli italiani stanno versando sangue per la Patria bersagliati da nuove tasse, i Dracula che glieli stanno portando via hanno salvato vene e portafogli".
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