venerdì 25 ottobre 2013

La Cassazione: no alla linea dura della legge Severino, quando le pressioni non sono “irresistibili”. Il verdetto può aiutare il Cav.

ROMA - Le norme penali anticorruzione della legge Severino devono essere interpretate condannando più duramente per concussione solo chi "limita radicalmente" la libertà del soggetto sul quale fa pressione. Lo hanno deciso le Sezioni Unite della Cassazione, presiedute dal primo presidente, Giorgio Santacroce. Sono invece da punire in maniera più mite, con prescrizione breve e senza pena accessoria, le forme di "pressione non irresistibile".
"La fattispecie di induzione indebita - si legge nella soluzione di diritto adottata dal collegio - è caratterizzata da una condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico ufficiale o dell'incaricato di un pubblico servizio, che lascia al destinatario della stessa un margine significativo di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un suo indebito vantaggio. Nella concussione, invece - prosegue la massima di diritto della Suprema Corte - si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario". 

 La decisione può servire alla difesa di Silvio Berlusconi per cercare di ottenere nell'appello del processo Ruby una condanna più mite. E' questo il parere espresso da fonti della Suprema Corte. Berlusconi, infatti, è stato condannato, oltre che per prostituzione minorile, per il reato di concussione per costrizione che adesso potrebbe tramutarsi nell'accusa più lieve di induzione indebita con il vantaggio di una pena più mite, prescrizione più breve e niente pena accessoria.

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