ROMA - Napolitano parla a Montecitorio |
ROMA - Giorgio Napolitano, dodicesimo Presidente della Repubblica e primo Capo dello Stato italiano rieletto, ha giurato davanti al Parlamento in seduta comune.
La campana grande del torrino del Palazzo ha suonato a distesa al suo arrivo. Ad accogliere il Presidente i Presidenti del Senato Pietro Grasso e della Camera Laura Boldrini ed un picchetto d'onore. Napolitano è arrivato, scortato da quattro carabinieri in moto, sulla Lancia Thesis della Presidenza della Repubblica.
Giorgio Napolitano ha ringraziato il Parlamentoper "avermi con così largo suffragio eletto Presidente della Repubblica. E' un segno di rinnovata fiducia - sono le sue prime parole dopo giuramento - che raccolgo comprendendone il senso".
La rielezione a capo dello Stato "sottopone a seria prova le mie forze", ha aggiunto Napolitano ringraziando il parlamento e dicendo di apprezzare "in modo particolare che mi sia venuto da tante e tanti nuovi eletti che appartengono a una generazione così distante, e non solo anagraficamente, dalla mia. Nel voto per la mia rielezione "si é riflesso qualcosa che mi tocca ancora più profondamente : e cioé la fiducia e l'affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l'istituzione che rappresentavo". A questo punto Napolitano si è visibilmente commosso.
"Fiducia e affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l'istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini, di italiani - uomini e donne di ogni età e di ogni regione - a cominciare da quanti ho incontrato nelle strade, nelle piazze, nei più diversi ambiti sociali e culturali, per rivivere insieme il farsi della nostra unità nazionale".
Giorgio Napolitano assicura che svolgera' il suo nuovo mandato ''fino a quando la situazione del paese e delle istituzioni me lo suggerita' e comunque le forze me lo consentiranno''.
"Le sfide e le prove che abbiamo davanti sono più che mai ardue, profonde e di esito incerto. Questo ci dice la crisi che stiamo attraversando" ha poi detto il presidente. "Imperdonabile resta la mancata riforma della legge elettorale. La mancata revisione di quella legge ha prodotto una gara accanita per la conquista, sul filo del rasoio, di quell'abnorme premio, il cui vincitore ha finito per non riuscire a governare".
''I risultati complessivi delle elezioni indicano tassativamente la necessità di intese tra forze diverse per far nascere e per far vivere un governo oggi in Italia, non trascurando, su un altro piano, la esigenza di intese più ampie per problemi di comune responsabilità istituzionale. Sulle riforme, "ho speso tutti i possibili sforzi di persuasione, vanificati dalla sordità di forze politiche che pure mi hanno ora chiamato ad assumere un ulteriore carico di responsabilità per far uscire le istituzioni da uno stallo fatale. Ma ho il dovere di essere franco : se mi troverò di nuovo dinanzi a sordità come quelle contro cui ho cozzato nel passato, non esiterò a trarne le conseguenze dinanzi al Paese". "Non si può più, in nessun campo, sottrarsi al dovere della proposta, alla ricerca della soluzione praticabile, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno improrogabile per sopravvivere e progredire la democrazia e la società italiana", ha detto Napolitano. Contrapposizioni, lentezze, esitazioni circa le scelte da compiere, calcoli di convenienza, tatticismi e strumentalismi. Ecco che cosa ha condannato alla sterilità o ad esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento" ha detto il Presidente della Repubblica.
"Quel tanto di correttivo e innovativo che si riusciva a fare nel senso della riduzione dei costi della politica, della trasparenza e della moralità nella vita pubblica è stato dunque facilmente ignorato o svalutato. E l'insoddisfazione e la protesta verso la politica, i partiti, il Parlamento, sono state con facilità, ma anche con molta leggerezza, alimentate e ingigantite - ha rilevato Napolitano - da campagne di opinione demolitorie, da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo del mondo dei politici, delle organizzazioni e delle istituzioni in cui essi si muovono".
"Ho accolto l'invito a prestare di nuovo giuramento come Presidente della Repubblica. L'ho accolto anche perché l'Italia si desse nei prossimi giorni il governo di cui ha bisogno. E farò a tal fine ciò che mi compete: non andando oltre i limiti del mio ruolo costituzionale, fungendo tutt'al più, per usare un'espressione di scuola, "da fattore di coagulazione".
"Apprezzo l'impegno con cui il M5s ha mostrato di volersi impegnare alla Camera e al Senato, guadagnandovi il peso e l'influenza che gli spetta: quella è la strada di una feconda, anche se aspra, dialettica democratica e non quella, avventurosa e deviante, della contrapposizione tra piazza e Parlamento".
"La rete" offre inedite possibilità politiche, "ma non c'é partecipazione realmente democratica" senza il tramite di "partiti capaci di rinnovarsi o di movimenti politici organizzati, tutti comunque da vincolare all'imperativo costituzionale del 'metodo democratico'". "Le forze rappresentate in Parlamento, senza alcuna eccezione, debbono comunque dare ora il loro "apporto alle decisioni da prendere per il rinnovamento del Paese. Senza temere di convergere" sulle soluzioni. Occorre un'apertura nuova, un nuovo slancio nella società ; occorre un colpo di reni. Il presidente della Repubblica sottolinea la necessità di "far progredire l'Europa unita, contribuendo a definirne e rispettarne i vincoli di sostenibilità finanziaria e stabilità monetaria, e insieme a rilanciarne il dinamismo e lo spirito di solidarietà, a coglierne al meglio gli insostituibili stimoli e benefici".
Ovazione bipartisan per il rieletto Capo dello Stato Giorgio Napolitano da parte dei Grandi elettori. Dall'emiciclo della Camera si leva anche qualche un flebile coro: 'Giorgio, Giorgio'. I grillini si alzano ma non applaudono anche questa volta.
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