lunedì 27 agosto 2012

Duecento lavoratori occupano una miniera della Carbosulcis, a 373 metri di profondità

Operai all'esterno della miniera di Nuraxi Figus

CAGLIARI - Un gruppo di operai della Carbosulcis ha occupato intorno alle 22.30 la miniera di Nuraxi Figus, a Gonnesa, nel Sulcis. Duecento minatori si sono asserragliati a 373 metri di profondità, bloccando l'accesso ai pozzi con cumuli di carbone e mezzi meccanici. La protesta è esplosa per convincere il governo a sbloccare il progetto di rilancio della miniera con la produzione di energia pulita dal carbone dal carbone attraverso la cattura e lo stoccaggio di co2 nel sottosuolo. .
Gli operai della Carbosulcis che hanno occupato la miniera di Nuraxi Figus, a Gonnesa, chiedono una risposta rapida ai rappresentati delle istituzioni affinchè venga fissato un incontro con i leader dei partiti che appoggiano il governo Monti, Alfano Bersani e Casini. L'obiettivo è quello di indurre l'esecutivo nazionale a dare il via libera al progetto integrato carbone-miniera-centrale elettrica.
All'interno della miniera vi è anche custodito esplosivo, circa 350 chili, utilizzato dai minatori durante le lavorazioni e ora "sequestrato" dagli occupanti. In passato la miniera, che è ancora attiva e occupa attualmente 463 lavoratori, è stata occupata altre tre volte: nel 1984, nel 1993 e nel 1995, quando i lavoratori rimasero asserragliati in galleria per 100 giorni.
I minatori sono molto preoccupati delle indicazioni negative che provengono dal ministero delle sviluppo economico, fortemente contrarie al piano integrato miniera-carbone-energia-cattura e conferimento della anidride carbonica. Il progetto viene osteggiato a livello nazionale e quindi senza alcun supporto anche a livello comunitario. I segnali negativi sono sopraggiunti con l’affidamento dell’Enel a un analogo piano progettato a Porto Tolle, escludendo quindi la Carbosulcis dalla possibilità di realizzare in Sardegna un polo energetico in grado di abbattere le tariffe del kilowattora. La stessa Alcoa ha deciso di abbandonare l’isola in conseguenza del caro energia.

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