mercoledì 28 settembre 2011

Lavitola a Mentana: "Non sono l'uomo nero"

Valter Lavitola durante la trasmissione de La7
ROMA  - ''Non sono l'uomo nero''. Lo dice Valter Lavitola, faccendiere latitante in Sudamerica, che in collegamento con il Tg7 spiega che non e' rientrato in Italia perche' ''la liberta' e' come la vita''. Lavitola si e' detto ''certo che di qui a poco la giustizia dimostrera' che anche io non c'entro niente'', come Gianpaolo Tarantini e la moglie, ritenuti ''non punibili'' dal Tribunale del Riesame di Napoli e, in un primo momento, accusati insieme a lui del presunto ricatto al premier.


Ci sarebbe una telefonata, tra Valter Lavitola e Silvio Berlusconi che scagionerebbe il faccendiere latitante dall'accusa di essersi appropriato indebitamente di parte dei 500mila euro fatti avere dal premier a Lavitola perché li consegnasse a Gianpaolo Tarantini. Lo ha rivelato lo stesso ex direttore dell'Avanti nel corso della trasmissione 'Bersaglio mobile' su La7. "La mia telefonata - dice - è stata fatta dalla stessa utenza argentina usata con Tarantini ma non c'é traccia di questa intercettazione. Perché?"
Lavitola riferisce che, dopo aver parlato con Tarantini, avrebbe poi contattato Berlusconi. Al terzo tentativo (i primi sarebbero andati falliti) il faccendiere sarebbe riuscito a parlare telefonicamente "per nove minuti" con il premier. "Gli ho detto: 'presidente, mi ha contattato Tarantini: ha notizia dei 500mila euro e vuole che gli sia consegnata questa somma. Che faccio? Gliela metto a disposizione? Guardi che lui consuma come una Ferrari'".
Al che il premier - riferisce Lavitola - gli avrebbe detto: "No, no, lui deve fare un'attività (con quella somma, ndr)". Lavitola fa sapere di aver chiesto al suo avvocato di presentare un'stanza ("pensavamo a Roma, ma a questo punto la faremo a Bari") per "chiedere se questo tabulato sia vero o falso" e "perché non ci sia quest'intercettazione".
Io non ho fornito nessuna scheda telefonica peruviana, ho dato una scheda italiana al Presidente Berlusconi, comprata da un mio collaboratore peruviano -  precisa poi  Lavitola - Ho dato la scheda per timore di essere intercettato non per i contenuti illegali della telefonata ma perché parlavo di considerazioni riservate"

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