sabato 28 aprile 2012

Il dissidente Chen Guangcheng è al sicuro nell'ambasciata Usa a Pechino


Chden Guangchen, a sinistra, con l'altro dissidente Hu Jia

PECHINO - Sarebbe al sicuro nell'ambasciata americana di Pechino il dissidente cinese Chen Guangcheng, fuggito dal suo villaggio, Linyl nel nordest della Cina, dove era illegalmente detenuto agli arresti domiciliari. Lo ha dichiarato alla Bbc un altro dissidente, Hu Jia, che ha aggiunto di aver incontrato Chen "nelle ultime 72 ore". Ieri altri dissidenti avevano sostenuto che Chen si trova nell'ambasciata, ma la notizia non è stata confermata da fonti Usa. Hu ha dichiarato che Chen - che è cieco - aveva scalato un muro alto ed era stato guidato per centinaia di chilometri fino a Pechino. Ci sono rapporti che suo fratello e il nipote siano stati detenuti dalla polizia. In partcolare suo nipote Chen Kegui è stato portato via dalla sua casa da oltre 30 agenti di polizia.
Il blogger Yaxue Cao dice di aver parlato con Chen Kegui  Venerdì alle 01:30 circa ora locale (Giovedi 18:30 in Italia) e ha trascritto l'intervista sul suo blog Seeing Red in Cina.
La trascrizione suggerisce che, al momento del colloquio Chen Guangfu era già stato arrestato. Era in attesa dell’arresto di polizia, dopo aver inizialmente resistito a un tentativo di trattenerlo da parte di uomini non identificati che aveva minacciato con coltelli da cucina.
"Verso mezzanotte, circa due ore fa, sono entrati nella nostra proprietà, hanno forzato le  serrature e preso a calci le porte. Ho sentito mia madre piangere, impotente:. 'Per favore, non venire qui, non entrate!' "
Chen Kegui, che spesso singhiozzava durante l'intervista, insiste: "Non ho preso i coltelli per andare a uccidere, mi stavo difendendo a casa mia Hanno cercato di fermarmi, senza mostrare alcun mandato..."
L'intervista si conclude con il signor Chen che dice: ". Non so se la polizia stia arrivando. Forse invierà un cecchino per uccidermi. Loro mi accusano di omidicio. Tutto questo è possibile..."
Nessuna conferma o commento sono giunti da parte americana. La vicenda giunge in un momento delicato, alla vigilia della sessione annuale del Dialogo Economico e Strategico Usa-Cina che si terrà a Pechino il 3-4 maggio.
A Washington, la portavoce del dipartimento di Stato Victoria Nuland ha schivato le domande dei giornalisti, limitandosi a dire che gli Stati uniti "sono sempre stati preoccupati per il caso" di Chen. L'ambasciata americana a Pechino non commenta, così come il ministero degli Esteri cinese.

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