PALERMO - La responsabilita' del disastro aereo di Ustica va ricondotta allo Stato italiano, che consenti' al Dc9 Itavia di entrare in un vero e proprio corridoio di guerra, la sera del 27 giugno 1980. Nella motivazione della sentenza con la quale, la settimana scorsa, il giudice Paola Proto Pisani ha condannato i ministeri della Difesa e dei Trasporti al maxi-risarcimento di 100 milioni, la terza sezione civile del Tribunale di Palermo esclude la pista del "cedimento strutturale" o della bomba a bordo, di recente rilanciata dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi. La Proto Pisani non ha fatto eseguire propri accertamenti tecnici, ma si e' basata su una serie di perizie svolte nell'ambito di altre indagini, soprattutto nel corso della maxi-istruttoria del giudice Rosario Priore. "Tutti gli elementi considerati - si legge nella decisione - consentono di ritenere provato che l'incidente occorso al Dc9 si sia verificato a causa di un intercettamento realizzato da parte di due caccia, che nella parte finale della rotta del Dc9 viaggiavano parallelamente ad esso, di un velivolo militare precedentemente nascostosi nella scia del Dc9 al fine di non essere rilevato dai radar, quale diretta conseguenza dell'esplosione di un missile lanciato dagli aerei inseguitori contro l'aereo nascosto oppure di una quasi collisione verificatasi tra l'aereo nascosto ed il Dc9".
Si tratta dunque di conclusioni non nuove e piu' volte emerse: la tesi si basa infatti sull'esame delle tracce radar, oltre un centinaio, rilevate quella notte nei pressi dell'aerovia "Ambra 13" impegnata dalDc9 e che si intersecava con la "Delta Whisky", utilizzata dall'aeronautica militare francese.
Il giudice Proto Pisani non ha certezze sulla responsabilita' di velivoli francesi o statunitensi, che nella notte del 27 giugno 1980 avrebbero dato la caccia a un aereo libico su cui si sarebbe trovato Muammar Gheddafi.
Secondo gli avvocati Alfredo Galasso e Daniele Osnato, legali dei parenti di alcune delle 81 vittime, dovra' essere l'Italia a sollecitare l'accertamento delle responsabilita' a livello internazionale. Il ministero della Difesa italiano e' stato intanto condannato, con la stessa sentenza, per i depistaggi e per le ulteriori sofferenze inflitte ai familiari delle vittime, privati dell'accertamento della verita' sulla fine dei loro congiunti.
Si tratta dunque di conclusioni non nuove e piu' volte emerse: la tesi si basa infatti sull'esame delle tracce radar, oltre un centinaio, rilevate quella notte nei pressi dell'aerovia "Ambra 13" impegnata dalDc9 e che si intersecava con la "Delta Whisky", utilizzata dall'aeronautica militare francese.
Il giudice Proto Pisani non ha certezze sulla responsabilita' di velivoli francesi o statunitensi, che nella notte del 27 giugno 1980 avrebbero dato la caccia a un aereo libico su cui si sarebbe trovato Muammar Gheddafi.
Secondo gli avvocati Alfredo Galasso e Daniele Osnato, legali dei parenti di alcune delle 81 vittime, dovra' essere l'Italia a sollecitare l'accertamento delle responsabilita' a livello internazionale. Il ministero della Difesa italiano e' stato intanto condannato, con la stessa sentenza, per i depistaggi e per le ulteriori sofferenze inflitte ai familiari delle vittime, privati dell'accertamento della verita' sulla fine dei loro congiunti.
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