ROMA - Sarà che quasi ogni sito di informazione italiano ne trasmetteva la diretta streaming, sarà che in piazza del Pantheon, a Roma, c'erano trenta gradi e il sole picchiava forte, sarà forse che il popolo dell'era di Internet partecipa più digitando che battendo mani e piedi, ma alla manifestazione romana contro la legge bavaglio, ovvero la riforma della normativa sulle intercettazioni, l'affluenza è stata piuttosto scarsa. Mentre sul palco si avvicendavano esponenti della Fnsi, del Popolo viola, dell'informazione generalista e non e dell'associazionismo più o meno politico, sotto, in piazza, ci sono state forse un centinaio di persone in tutto.
Pochissime le bandiere - quella del Siulp, dei Verdi, di una compagine di pensionati e della Pace (immancabile in tempi di lotta) - nonostante un lunghissimo elenco di promotori, elenco che partiva dalla Cgil per arrivare alla Fnsi, passando per il Popolo Viola e una ridda di associazioni. Rappresentanti dei soliti noti della protesta tanti, ma esponenti della politica, quella che conta, neanche l'ombra. In piazza, solo quelle che in gergo parlamentare si chiamano terze file, e non se ne abbia a male chi c'era, ma il diritto di chiamare le cose col loro nome è parte integrante di quel "Senza Bavaglio" che si stagliava su ogni cartello presente. A testimonianza, però, che le proteste della Rete si muovono più in digitale che sul territorio, il fatto che, attorno al palco, ci fosse una moltitudine di postazioni per la trasmissione in streaming di quanto e avvenuto a Roma.
Chi c'è in piazza ha promesso promesso di ricorrere fino alla Corte dei diritti dell'uomo e alla giustizia europea qualora venisse approvata la legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni, ma anche di depositare un dossier in ogni cancelleria europea e, in ultima ratio, di disattendere la legge, pubblicando comunque le intercettazioni stesse. "Disobbedienza civile - ha invocato Maria Luisa Busi - perché voi avete diritto ad essere informati" aggiunge rivolta alla piazza".
Pochissime le bandiere - quella del Siulp, dei Verdi, di una compagine di pensionati e della Pace (immancabile in tempi di lotta) - nonostante un lunghissimo elenco di promotori, elenco che partiva dalla Cgil per arrivare alla Fnsi, passando per il Popolo Viola e una ridda di associazioni. Rappresentanti dei soliti noti della protesta tanti, ma esponenti della politica, quella che conta, neanche l'ombra. In piazza, solo quelle che in gergo parlamentare si chiamano terze file, e non se ne abbia a male chi c'era, ma il diritto di chiamare le cose col loro nome è parte integrante di quel "Senza Bavaglio" che si stagliava su ogni cartello presente. A testimonianza, però, che le proteste della Rete si muovono più in digitale che sul territorio, il fatto che, attorno al palco, ci fosse una moltitudine di postazioni per la trasmissione in streaming di quanto e avvenuto a Roma.
Chi c'è in piazza ha promesso promesso di ricorrere fino alla Corte dei diritti dell'uomo e alla giustizia europea qualora venisse approvata la legge che vieta la pubblicazione delle intercettazioni, ma anche di depositare un dossier in ogni cancelleria europea e, in ultima ratio, di disattendere la legge, pubblicando comunque le intercettazioni stesse. "Disobbedienza civile - ha invocato Maria Luisa Busi - perché voi avete diritto ad essere informati" aggiunge rivolta alla piazza".
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