ROMA - Nessuna apertura di Forza Italia sulle preferenze. Sarebbe questo l'esito dell'incontro, secondo fonti parlamentari, tra Denis Verdini e Maria Elena Boschi. Fi potrebbe invece concordare su un innalzamento della soglia dal 35 al 38 per cento.
"Vedo che le preferenze sono diventate improvvisamente popolarissime ma io, che ho iniziato a prenderle, e molte, a vent'anni, sento il dovere morale di dire che oggi sarebbe un errore enorme reintrodurle". Così il ministro Dario Franceschini risponde in Transatlantico su uno dei nodi della riforma elettorale. Reintrodurre le preferenze sarebbe un errore, per Franceschini, "non soltanto perché farebbero quasi certamente saltare l'intesa raggiunta ma molto di più per i danni al sistema politico e alla sua trasparenza". Le preferenze, spiega, "come tutti sanno, farebbero aumentare a dismisura i costi delle campagne elettorali dei singoli candidati, con tutti i rischi connessi, non sempre porterebbero in Parlamento i migliori e comunque lo priverebbero della presenza di competenze e professionalità indispensabili". "Io da capogruppo - aggiunge Franceschini - ho conosciuto deputati indispensabili per competenze e lavoro che non riuscirebbero mai a essere eletti. Non è un caso se in nessun paese di Europa sono utilizzate le preferenze per il parlamento nazionale, ma soltanto o collegi uninominali, da sempre la proposta del Pd, o liste corte, perché dappertutto cercano intelligentemente di avere gruppi parlamentari che siano un mix di radicamento territoriale e competenze".
"Mi sembra che Renzi abbia fatto una cosa doverosa, per cambiare le regole del gioco bisogna parlare col leader dell'opposizione. La parte più significativa dell'accordo sulla legge elettorale è il superamento del bicameralismo perfetto, siamo l'unico paese ad averlo. Poi la riforma del titolo V. Nella proposta di nuova legge elettorale vedo due problemi, ma Parlamento non è un passacarte e potrà migliorarla. Il primo è lo sbarramento al 35%, con un premio di maggioranza così alto. Deve salire almeno al 40%. E poi le preferenze, che non vanno mitizzate. Però con i collegi così stretti non hanno controindicazioni, permettono solo agli italiani di scegliere". Lo ha detto il senatore Pierferdinando Casini intervenendo questa mattina ad Agorà, su Rai Tre.
La proposta di legge di riforma elettorale venuta fuori dai colloqui informali fra il segretario del Pd, Matteo Renzi, e il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, è illegale. Lo afferma il gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle alla Camera che ha scritto alla presidente di Montecitorio, Laura Boldrini, una lettera denunciando tutte le violazioni del regolamento avvenute in commissione Affari costituzionali e chiedendole di intervenire per garantire il rispetto delle regole. "Il 'pregiudicatellum' - denuncia il M5S - è giunto in commissione non solo senza il vaglio degli uffici tecnici della Camera, ma addirittura senza neanche essere depositato. È stato presentato con una veste informale priva di elementi essenziali e imprescindibile per la discussione quali le tabelle che definiscono la divisione territoriale delle circoscrizioni e dei collegi plurinominali. Ciò, inoltre, è avvenuto dopo due giorni di discussione sul nulla, basata solo su indiscrezioni di stampa". Inoltre, evidenziano i grillini, il provvedimento, "giunto in commissione come un canovaccio, in un primo momento viene fintamente presentato come proposta di testo base (senza numero di protocollo e senza esser stato vagliato dagli uffici tecnici, come avviene per tutte le proposte di legge) per poi diventare una proposta di testo unificato', ovvero l'accorpamento delle diverse proposte di legge depositate dai gruppi parlamentari. Peccato che nel 'pregiudicatellum' ci siano elementi non presenti in alcuna delle proposte di legge depositate". Per il M5S, quindi si tratta di "una legge che nasce da un contesto extraparlamentare, mai depositata alla Camera e che viola numerose norme regolamentari. Ecco come fanno le cose il Pd di Renzi e Berlusconi. È stato chiesto alla Boldrini di intervenire per ristabilire la legalità in questo Parlamento. Ma si è certi che la vergogna non è termine noto a questi politici"
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