ROMA, 14 febbraio - Maratona notturna alla Camera sul ddl riforme. L'esame degli emendamenti e l'approvazione quindi dei 40 articoli che riscrivono la Costituzione avviene pero' in un'Aula semivuota: le opposizioni infatti, come annunciato, non sono sedute ai loro banchi, con l'eccezione di una manciata di deputati del M5S e di Fi a presidio - secondo quanto raccontano loro stessi - del regolare andamento dei lavori. "Credo che a rammaricarsi debbano essere il centrodestra, le opposizioni - commenta il premier Matteo Renzi parlando in Transatlantico a Montecitorio - noi bene così, andiamo avanti".
Assenze che sono "una ferita istituzionale", ammette però il deputato Pd Ettore Rosato chiudendo i lavori dell'Assemblea che vengono accolti da un applauso dei deputati. Anche se, aggiunge, "il percorso è ancora lungo e riusciremo a fare in modo che tutti sentano propria" questa riforma. A voler sottolineare poi l'importanza del passaggio che si è appena concluso la presenza del premier Matteo Renzi, che poco prima della chiusura dei lavori aveva fatto il suo ingresso nell'emiciclo. Il secondo atto della partita sulle riforme non si è però ancora consumato: per il via libera finale al provvedimento occorrerà aspettare i primi giorni di marzo. Intanto la maggioranza supera la prova delle centinaia di proposte di modifica su cui in questi giorni si sono scontrati i partiti. E ovviamente, a causa della scelta delle opposizioni, al contrario delle scorse sedute notturne, questa volta i lavori procedono spediti e senza incidenti. A segnalare simbolicamente la disponibilità al confronto il Pd sceglie di lasciare in coda l'esame dell'articolo 15 sul referendum, oggetto di un aspro braccio di ferro con il M5S che chiedeva l'eliminazione del quorum.
La mossa di accantonare le misure in questione quasi fino alla fine non sortisce pero' alcun effetto. Referendum a parte, tra le novità approvate dalla Camera spunta una modifica alla maggioranza parlamentare necessaria a deliberare lo stato di guerra: d'ora in poi per l'ok, che però con la riforma spetterà alla sola Camera dei deputati, servirà la maggioranza assoluta dei voti e non più solo quella semplice. Un passo che rappresenta un ragionevole punto di "mediazione" secondo il ministro per i Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi. Opinione non condivisa da tutti: "Con una legge elettorale maggioritaria - osserva Rosy Bindi - che dara' il 54-55% a chi vince, questo emendamento non è sufficiente a garantire che in futuro vi sia il rispetto della Costituzione".
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