Giuseppe Faraone |
PALERMO, 9 febbraio - Un'operazione antimafia contro clan palermitani è stata portata a termine la notte scorsa dal nucleo investigativo dei Carabinieri, dalla squadra mobile della Questura di Palermo e dal nucleo speciale di Polizia valutaria. Una trentina di persone è stata arrestata con le accuse di associazione mafiosa, estorsioni e rapine. In cella, per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, è finito anche un consigliere del comune di Palermo. Numerose le vittime - dicono gli investigatori - che, superando 'il muro dell'omertà', hanno ammesso di essere state costrette a pagare 'il pizzo'.
Il consigliere comunale arrestato è Giuseppe Faraone, 69 anni, ex esponente del centrodestra ora passato alla lista del governatore Crocetta Il Megafono, accusato di concorso in tentata estorsione: avrebbe chiesto soldi a un imprenditore per conto del boss di San Lorenzo Francesco D'Alessandro. Giuseppe Faraone, ex deputato regionale e poi assessore provinciale, è stato esponente dell'Udc e si è candidato con la lista Amo Palermo al consiglio comunale prima di approdare al Megafono, risultando nel 2012 il primo dei non eletti al parlamento siciliano con 2.085 voti. L'ordine di custodia cautelare nei suoi confronti è stato firmato dal gip Luigi Petrucci, su richiesta del procuratore aggiunto Vittorio Teresi e dei sostituti Francesco Del Bene, Amelia Luise, Annamaria Picozzi, Dario Scaletta e Roberto Tartaglia.
Nel mirino dei boss appalti Curia - Gli ordini di custodia cautelare eseguiti dai carabinieri nell'ambito dell'operazione "Apocalisse 2" sono complessivamente 27. A finire nel mirino degli estortori anche l'impresa che lavorava per conto della Curia nella costruzione di un grande immobile tra via Maqueda e discesa dei Giovenchi, a Palermo. Un grosso appalto che avrebbe fruttato alle casse dei boss 30 mila euro: 15 mila a Palermo e 15 mila a Bagheria come hanno raccontato i collaboratori di giustizia. Insieme a due imprenditori della provincia sono ricostruite nell'inchiesta altre 13 estorsioni ad altrettanti imprenditori che hanno collaborato con le forze dell'ordine.
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