| DACCA - I parenti delle vittime non recuperate piangono con le foto degli scomparsi |
DACCA - Il bilancio delle vittime del crollo di un edificio di fabbrica di otto piani nei pressi della capitale del Bangladesh, Dacca, è passato a oltre 500, i funzionari dicono. Altri 29 corpi sono stati estratti dalle macerie dell’edificio di Rana Plaza edificio in Savar durante la notte, portando il totale a 511. Decine di operai sono ancora dispersi. Nove persone sono state arrestate.
Circa 2.500 persone sono rimaste ferite nel crollo tra le 2.437 che sono state salvate. Sopravvissuti non ne sono stati trovati negli ultimi quattro giorni, ma molti parenti sono ancora in attesa stringendo le fotografie dei loro cari. Molti corpi che sono stati gravemente danneggiati e decomposti di là del riconoscimento, sono andati non reclamati e sono già stati sepolti.
I soccorritori dicono di non sapere quante persone sono ancora disperse perchè i proprietari della fabbrica non hanno dato loro cifre precise.
Il Bangladesh ha una delle più grandi industrie di abbigliamento al mondo, e alcuni dei capi realizzati nell'edificio sono per i rivenditori occidentali. L'UE ha detto che sta valutando "azioni appropriate" per favorire un miglioramento delle condizioni di lavoro nelle fabbriche del Paese.
La polizia del Bangladesh ha intanto arrestato un altro ingegnere in relazione al disastro: è Abdur Razzak Khan che ha agito come consulente per il proprietario Mohammed Sohel Rana, che è sospettato di aver aggiunto illegalmente più piani all’edificio. L'arresto è stata una sorpresa, perché Khan era l'ingegnere che aveva avvertito che il complesso era pericoloso: era stato chiamato a ispezionare l'edificio dopo che si erano sviluppate crepe il giorno prima del crollo, il 24 aprile.
Era apparso su una televisione privata dicendo che aveva detto ai proprietari di evacuare l'edificio, perché non era sicuro. Due altri ingegneri sono in custodia, insieme con il proprietario dell’edificio Mohammed Sohel Rana, suo padre Abdul Khalek e quattro proprietari di fabbriche di abbigliamento che avevano occupato l'edificio.
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