lunedì 3 febbraio 2014

Morto (eroina) Oscar Philip Seymour Hoffman, Truman Capote da Oscar

NEW YORK - Philip Seymour Hoffman, l'attore premio Oscar che ha intrpetato, tra l’altro Truman Capote e “Il grande Lebosky” e è morto. Aveva 46 anni.
Fonti della polizia dicono che Hoffman è stato trovato privo di sensi intorno alle 11:15 di ieri mattina sul pavimento del bagno del suo appartamento di New York al 35 Bethune Street, nel quartiere di West Village di Manhattan da un amico e sceneggiatore David Katz, che ha chiamato il 911. E 'stato dichiarato morto sul posto.
Un funzionario di polizia ha detto che è stata trovata eroina sulla scena e un ago ipodermico sporgeva dal braccio di Hoffman. Il Dipartimento di Polizia di New York sta continuando a indagare.
Icona del cinema americano indipendente, attore feticcio di alcuni dei maggior talenti hollywoodiani dell'ultima generazione (da P.T. Anderson ai Fretelli Cohen), esteta raffinato e attore colto acclamato in scena e in palcoscenico, Seymour er alla vigilia del suo secondo film da regista che avrebbe girato a primavera.
Fisico imponente, conclamata allergia allo sport dopo un incidente ai tempi della scuola, gusti da newyorchese di estrazione europea (aveva sangue tedesco, inglese, scozzese e olandese), Hoffman è celebre prima di tutto per la magistrale interpretaione di Truman Capotenel film omonimo del 2005.
Con il recente "The Master" ha vinto la Coppa Volpi a Venezia e ha ricevuto una candidatura all'Oscar. Dopo esperienze teatrali nell'Off Broadway e in tv (tra l'altro nel cast di "Law & Order"), si fa conoscere dal grande pubblico nel 1998 con una formidabile doppietta: "Il grande Lebowsky" dei fratelli Cohen e "Happiness" di Todd Solontz.

Da allora la carriera è tutta in discesa con i grandi registi della nuova onda americana che fanno a gara per averlo in squadra: da Anthony Minghella ("Ritorno a Cold Mountain") a Cameron Crowe ("Quasi famosi"), da David Mamet ("Hollywood, Vermont") a Spike Lee ("La 25ma ora"). Dopo l'Oscar di "Truman Capote: a sangue freddo" in cui lo dirige Bennett Miller, sarà però un "grande vecchio" come Sidney Lumet a offrirgli l'interpretazione della vita: il drammatico, debole e disperato criminale di "Onora il padre e la madre" presentato nel 2007 dal festival di Roma. Di recente molti lo ricorderanno come lo spietato guru politico di "Le idi di marzo" per la regia di George Clooney e perfino per la partecipazione alla saga di "Hunger Games" di cui avrebbe dovuto interpretare anche il prossimo capitolo. In carriera ha interpretato 63 ruoli, ma molti di più sono quelli cui ha dato corpo e voce in teatro, con scelte spesso scomode ma sempre lodate dalla critica e coronate nel 2000 dal Tony Award. 

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