LUGANO, 25 aprile - È stato arrestato ieri in Svizzera, a Lugano, l'imprenditore astigiano Marco Marenco, 59 anni, al centro del crac Borsalino, storica azienda di cappelli. Lo riferisce l'edizione online del Corriere del Ticino. Il suo sarebbe uno dei crac più grandi della storia italiana dopo Parmalat: ben 3,5 miliardi di euro. Accusato di una lunga serie di reati che vanno dalla bancarotta alla truffa all'evasione fiscale, era latitante. Nei suoi confronti è stata aperta la procedura d'estradizione.
Marenco è proprietario di una serie di società attive nell'ambito dell'energia, dal gas alle dighe alpine, a giacimenti di idrocarburi in Asia. Queste società negli ultimi anni hanno cominciato a perdere denaro, per un buco totale che la stampa italiana suppone sia attorno ai 3 miliardi di euro, per un crack che ricorda quello di quello di Parmalat (allora mancarono 14 miliardi).
Negli ultimi anni avrebbe girato ingenti quantità di denaro delle sue aziende su conti offshore nei paradisi fiscali. Dopo la firma del decreto d'accusa da parte del pm di Asti sei mesi fa, Marenco si è dato alla macchia, continuando a fare affari dall'estero. Fino a oggi.
Le indagini sono partite dalla Dogana di Alessandria, che aveva scoperto un'evasione di 4 milioni di euro d'accise sul gas di Metanprogetti, una delle aziende di Marenco. Ulteriori verifiche hanno portato a 300 milioni di evasione. Nel contempo diverse altre società controllate dall'astigiano presentano passivi impressionanti. La somma delle due cose ha delineato il maxi-crack messo in piedi dal finanziere. Marenco era assurto all'onore delle cronache per via del sequestro da parte del giudice di alcune sue società nei mesi scorsi (per un valore di 77 milioni di euro), fra cui la storica marca di cappelli Borsalino di Alessandria.
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