ROMA, 26 aprile - Legare al reddito alcune detrazioni fiscali, anche quelle da sempre considerate 'intoccabili', come le detrazioni per le spese sanitarie. E' il ragionamento che si fa strada all'interno dell'esecutivo alle prese con il delicato dossier delle tax expenditures, che, come indicato nel Documento di economia e finanza, dovranno contribuire a recuperare risorse per circa due miliardi e mezzo il prossimo anno. Risorse che saranno utili a sterilizzare le clausole di salvaguardia da oltre 16 miliardi, che altrimenti si tradurrebbero in un aumento generalizzato di Iva e accise da un lato, ma anche in un taglio lineare delle detrazioni stesse (eredità di una clausola del governo Letta). Proprio per evitare che il nuovo intervento, cui stanno lavorando in prima battuta il nuovo commissario alla spending review, Yoram Gutgeld, e il consigliere economico di Palazzo Chigi Roberto Perotti, abbia come effetto un taglio lineare delle detrazioni, si starebbe appunto ragionando di legare alcune voci al reddito, in modo da ridurre, fino a eliminare, alcuni sconti oltre una certa soglia di ricchezza.
E in uno dei tanti documenti di lavoro che si stanno producendo in queste settimane, anticipato dal Sole 24 Ore, si sarebbero individuate una cinquantina di voci da rivedere, tra le quali i principali sconti candidati progressivamente a scomparire all'aumento del reddito sarebbero appunto le detrazioni (attualmente al 19% per tutti), per le spese mediche, così come quelle sostenute per i contributi previdenziali per l'assistenza personale e familiare, cioè per i 'badanti'. Certo una ipotesi ad alto rischio politico, visto peraltro che la risoluzione con cui il Parlamento ha appena licenziato il Def chiede esplicitamente che l'intervento sulle tax expenditures sia rivolto a eliminare doppioni ed agevolazioni non giustificate dal punto di vista economico o sociale, salvaguardando però le voci più sensibili, e in particolare quelle per i redditi da lavoro dipendente, per i redditi di imprese minori e per quelli da pensione. Una via per evitare lo scontro frontale in Parlamento potrebbe essere quella di sfruttare il treno della delega fiscale, visto che i decreti attuativi hanno bisogno poi solo di un parere (non vincolante) delle commissioni competenti senza necessità del passaggio in Aula. Ma il governo al momento sembrerebbe comunque intenzionato a prendersi tutto il tempo disponibile - cioè fino all'autunno - per mettere a punto l'intervento, approfittando della delega intanto per dar corpo a quel 'tagliando annuale' di sconti e incentivi fiscali sempre indicato nel Def. "Nessuna decisione è stata presa" si assicura da più parti nell'esecutivo, mentre Palazzo Chigi fa sapere che il dossier circolato "è solo una ipotesi di lavoro, peraltro mai discussa" e non "un piano del governo che, sulle voci della spending review, farà le sue scelte soltanto in sede di legge di Stabilità".
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