Oksana Martseniuk |
ROMA - Federico Leonelli voleva fare a pezzi il corpo della sua vittima e disfarsene. La conferma arriva dall'autopsia di Oksana Martseniuk, effettuata al policlinico Tor Vergata, da cui emerge che la donna è stata decapitata dopo la morte. Secondo quanto si è appreso, il killer aveva già pronti dei bustoni dell'immondizia per nascondere il cadavere.
La 38enne ucraina è stata raggiunta da oltre 40 coltellate, tra cui alcune anche al volto . Per i medici il quadro lesivo sarebbe "impressionante".
Leonelli è morto dopo essere stato colpito da più di un colpo di pistola al torace. E' quanto emerge dall'autopsia svoltasi all'istituto di medicina legale del policlinico di Tor Vergata. Domani sarà effettuato l'esame autoptico sul corpo della donna.
'Abbiamo sparato quando si è lanciato contro di noi, col coltello in pugno. Ci voleva un attimo a raggiungerci. Nessuno di noi due aveva mai fatto fuoco prima d'ora, se non al poligono in allenamento. Michele è anche tiratore sportivo e chiedergli perché mai non abbia mirato alle gambe è superfluo: a due metri di distanza, con la paura di essere uccisi e l'adrenalina a mille non si mira: si spara al bersaglio grosso e basta. Per salvarsi o per salvare altre vite''. Così, in un'intervista a Repubblica, Danilo e Michele, i due poliziotti che hanno fatto fuoco contro Federico Lionelli, l'uomo che ha decapitato la colf in una villetta romana. ''Era in piedi, nel buio, e rantolava. La donna era già morta ma lui imitava i suoi gemiti. Aveva un coltellaccio in mano, i capelli lunghi, un paio di occhiali protettivi sul viso. Faceva paura, alto quasi due metri, robusto, lordo di sangue. Il nostro primo pensiero è stato per il pompiere che, in quel momento, stava forzando la porta. Era chiarissimo che Leonelli si preparava a uccidere chiunque fosse entrato in quella stanza'', raccontano i due poliziotti. Quando la porta si è aperta ''abbiamo urlato al pompiere: via, via, scappa. L'uomo si è avventato contro il pompiere e ha cercato di pugnalarlo. Poi, fulmineamente, è uscito in giardino. C'erano altri vigili, medici, barellieri. Abbiamo gridato a tutti di allontanarsi. Lui si è messo di spalle a un'auto parcheggiata poco distante'', proseguono i poliziotti. ''Urlava: andate via, lasciatemi andare. Siamo avanzati con le armi in pugno fino a quando non c'era nessuno sulla linea di tiro. Abbiamo gridato: butta il coltello, butta il coltello. Un nostro collega si è avvicinato di lato e l'ha colpito col manganello, tentando di disarmarlo. Lui non ha neanche avvertito i colpi''.
Laura, sorella di Leonelli, rivolge a "tutte le persone coinvolte nelle circostanze della morte" del fratello "dove avessero sbagliato, i sensi del mio perdono e della mia famiglia. Possa Dio aiutarci tutti". La donna ha detto di provare "sconcerto, imbarazzo e pena" per il fratello. "L'unico sostegno, in questo tragico momento - ha aggiunto Laura Leonelli - è per me la misericordia di Dio Padre, alla quale affido umilmente mio fratello, la sua povera vittima, i suoi familiari e tutte le persone coinvolte nelle circostanze della morte stessa di Federico".
'Abbiamo sparato quando si è lanciato contro di noi, col coltello in pugno. Ci voleva un attimo a raggiungerci. Nessuno di noi due aveva mai fatto fuoco prima d'ora, se non al poligono in allenamento. Michele è anche tiratore sportivo e chiedergli perché mai non abbia mirato alle gambe è superfluo: a due metri di distanza, con la paura di essere uccisi e l'adrenalina a mille non si mira: si spara al bersaglio grosso e basta. Per salvarsi o per salvare altre vite''. Così, in un'intervista a Repubblica, Danilo e Michele, i due poliziotti che hanno fatto fuoco contro Federico Lionelli, l'uomo che ha decapitato la colf in una villetta romana. ''Era in piedi, nel buio, e rantolava. La donna era già morta ma lui imitava i suoi gemiti. Aveva un coltellaccio in mano, i capelli lunghi, un paio di occhiali protettivi sul viso. Faceva paura, alto quasi due metri, robusto, lordo di sangue. Il nostro primo pensiero è stato per il pompiere che, in quel momento, stava forzando la porta. Era chiarissimo che Leonelli si preparava a uccidere chiunque fosse entrato in quella stanza'', raccontano i due poliziotti. Quando la porta si è aperta ''abbiamo urlato al pompiere: via, via, scappa. L'uomo si è avventato contro il pompiere e ha cercato di pugnalarlo. Poi, fulmineamente, è uscito in giardino. C'erano altri vigili, medici, barellieri. Abbiamo gridato a tutti di allontanarsi. Lui si è messo di spalle a un'auto parcheggiata poco distante'', proseguono i poliziotti. ''Urlava: andate via, lasciatemi andare. Siamo avanzati con le armi in pugno fino a quando non c'era nessuno sulla linea di tiro. Abbiamo gridato: butta il coltello, butta il coltello. Un nostro collega si è avvicinato di lato e l'ha colpito col manganello, tentando di disarmarlo. Lui non ha neanche avvertito i colpi''.
Laura, sorella di Leonelli, rivolge a "tutte le persone coinvolte nelle circostanze della morte" del fratello "dove avessero sbagliato, i sensi del mio perdono e della mia famiglia. Possa Dio aiutarci tutti". La donna ha detto di provare "sconcerto, imbarazzo e pena" per il fratello. "L'unico sostegno, in questo tragico momento - ha aggiunto Laura Leonelli - è per me la misericordia di Dio Padre, alla quale affido umilmente mio fratello, la sua povera vittima, i suoi familiari e tutte le persone coinvolte nelle circostanze della morte stessa di Federico".
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