La scena dell'omicidio |
ROMA - "Chi ha ucciso mio figlio deve pagarla, deve fare i conti con me. Sono pronto a pagare 100mila euro a chi fornisce informazioni utili alle indagini per catturare i killer". Lo ha detto il padre di Pietro Pace, il 40enne incensurato ucciso mercoledì sera in un agguato a Roma. "Forse dietro all'omicidio c'è un movente passionale - ipotizza l'uomo - magari questioni legate ad una donna". Sembra che il figlio ultimamente frequentasse la moglie di un carcerato. Pietro Pace, che viaggiava a bordo di un'auto, una Volkswagen Golf nera, era stato ucciso con tre colpi di pistola alla testa. A sparare erano stati due uomini da una moto, vestiti di nero. I killer avevano esploso diversi colpi. E' accaduto in via Gasperina, in zona Anagnina.
"Pietro era un bravissimo ragazzo, non ha mai avuto problemi di soldi, ha sempre lavorato, né tantomeno ha avuto problemi di droga", continua il padre della vittima. "Perché lo hanno ucciso con tutti quei colpi di pistola?". L'unica possibile spiegazione che riesce a darsi sarebbe legata a quella relazione, dopo la separazione dalla compagna, con una donna sposata con un carcerato. "Se mio figlio aveva sbagliato potevano dirlo a me, avrei fatto di tutto per aiutarlo ma non ucciderlo in quel modo. Sono stati degli infami", conclude il signor Pace.
L'ultima chiamata alla madre - Un'ora prima di morire Pietro Pace ha telefonato alla madre. "Erano le 20.30 quando Pietro ha telefonato a mia moglie - ricorda il padre - come faceva tutti i giorni da quando eravamo in vacanza a Roseto degli Abruzzi. Era tranquillo e le ha detto che aveva appena finito di lavorare, e forse sarebbe passato a casa nostra ad innaffiare i miei amati peperoncini". Il signor Pace spiega che il figlio non aveva mostrato di essere particolarmente preoccupato in quest'ultimo periodo: "Non ci ha mai detto di aver avuto qualche problema - racconta l'uomo - né di aver discusso con qualcuno o di aver subito minacce. Quando stamattina, intorno alle 7, mi sono affacciato al balcone e ho visto mia figlia arrivare, ho subito capito che era successo qualcosa di grave, ma non mi sarei mai aspettato di avere da lei una notizia del genere".
Al vaglio degli inquirenti le immagini delle telecamere - Gli investigatori, intanto, stanno setacciando la zona dell'omicidio alla ricerca di telecamere che possano aver ripreso la scena del delitto e i due killer. Nell'area ci sono molti negozi dotati di un servizio di videosorveglianza. Sulla vicenda la procura ha aperto un fascicolo: gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani.
L'ultima chiamata alla madre - Un'ora prima di morire Pietro Pace ha telefonato alla madre. "Erano le 20.30 quando Pietro ha telefonato a mia moglie - ricorda il padre - come faceva tutti i giorni da quando eravamo in vacanza a Roseto degli Abruzzi. Era tranquillo e le ha detto che aveva appena finito di lavorare, e forse sarebbe passato a casa nostra ad innaffiare i miei amati peperoncini". Il signor Pace spiega che il figlio non aveva mostrato di essere particolarmente preoccupato in quest'ultimo periodo: "Non ci ha mai detto di aver avuto qualche problema - racconta l'uomo - né di aver discusso con qualcuno o di aver subito minacce. Quando stamattina, intorno alle 7, mi sono affacciato al balcone e ho visto mia figlia arrivare, ho subito capito che era successo qualcosa di grave, ma non mi sarei mai aspettato di avere da lei una notizia del genere".
Al vaglio degli inquirenti le immagini delle telecamere - Gli investigatori, intanto, stanno setacciando la zona dell'omicidio alla ricerca di telecamere che possano aver ripreso la scena del delitto e i due killer. Nell'area ci sono molti negozi dotati di un servizio di videosorveglianza. Sulla vicenda la procura ha aperto un fascicolo: gli accertamenti sono coordinati dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani.
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