Carlo Lissi |
In caserma, Lissi è stato sentito per ore, con gli investigatori che non hanno mai smesso di confrontare le sue dichiarazioni con quelle di parenti e testimoni, richiamandolo più volte in caserma. Da qui da decisione di arrestarlo con l'accusa di triplice omicidio.
Nella casa dell'orrore la scena ai soccorritori era apparsa raccapricciante: sangue ovunque e i corpi della bambina nella sua cameretta, del piccolo nel letto matrimoniale e della donna, in soggiorno, martoriati. La cassaforte aperta e i contanti in essa contenuti, una cifra di non particolare entità, pare, spariti, ma senza segni di effrazioni evidenti sul forziere o sulla porta. Forse una messinscena. Proprio l'accanimento e l'assassinio del bimbo più piccolo, avevano fatto propendere i carabinieri di Milano, che conducono le indagini, verso un ambito privato.
I militari infatti, pur in una pluralità di ipotesi, hanno cominciato a propendere per la pista familiare subito dopo le prime fasi di indagine. Il fatto stesso che nella strage non fosse stato risparmiato nemmeno il più piccolo dei due bambini, di appena 20 mesi, rendeva meno credibile la pista esterna, di una sanguinosa rapina, e il mancato ritrovamento dell'arma del delitto nelle immediate vicinanze dei cadaveri rendeva difficile uno scenario di omicidio-suicidio.
Lissi, risentito più volte, non aveva convinto gli inquirenti con la sua versione, e soprattutto erano emersi possibili gravi tensioni nella coppia.
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