ROMA - Nuovo sospetto caso di scambio di embrioni al Pertini di Roma. Lo denuncia Giacomo Gentili, che afferma di essersi recato insieme con la moglie nell'ospedale ai primi di dicembre per un ciclo di fecondazione assistita. "Il tentativo è andato in porto - racconta - e mia moglie è rimasta incinta di una bambina. Ma abbiamo scoperto che il profilo genetico del feto non è compatibile né con quello materno né con quello paterno".
"Avendo saputo dello scandalo al Pertini abbiamo subito pensato a un possibile scambio di embrioni, anche se c'è stata anche una crisi all'interno della nostra coppia: per un momento ho pensato che mia moglie mi avesse tradito", racconta l'uomo all'Adnkronos Salute. La coppia ora si è rivolta all'associazione Agitalia per chiedere un risarcimento danni in sede civile di un milione di euro.
"Siamo stati da più di un ginecologo - aggiunge il padre della bambina - e tutti ci hanno confermato che il profilo cromosomico della bambina non corrisponde a nessuno dei due, quindi è matematicamente provato che non è figlia né mia né di mia moglie".
"Ma la bambina - prosegue - la vogliamo tenere: all'inizio io ero titubante, ma mia moglie ha detto che sentiva il battito del suo cuore, non ce la siamo sentita di agire altrimenti. Noi non ne facciamo una questione di soldi, se otterremo il risarcimento li doneremo ad associazioni benefiche. Abbiamo il nostro lavoro e ci basta. Ma abbiamo passato dei giorni di inferno e vogliamo giustizia".
"Avendo saputo dello scandalo al Pertini abbiamo subito pensato a un possibile scambio di embrioni, anche se c'è stata anche una crisi all'interno della nostra coppia: per un momento ho pensato che mia moglie mi avesse tradito", racconta l'uomo all'Adnkronos Salute. La coppia ora si è rivolta all'associazione Agitalia per chiedere un risarcimento danni in sede civile di un milione di euro.
"Siamo stati da più di un ginecologo - aggiunge il padre della bambina - e tutti ci hanno confermato che il profilo cromosomico della bambina non corrisponde a nessuno dei due, quindi è matematicamente provato che non è figlia né mia né di mia moglie".
"Ma la bambina - prosegue - la vogliamo tenere: all'inizio io ero titubante, ma mia moglie ha detto che sentiva il battito del suo cuore, non ce la siamo sentita di agire altrimenti. Noi non ne facciamo una questione di soldi, se otterremo il risarcimento li doneremo ad associazioni benefiche. Abbiamo il nostro lavoro e ci basta. Ma abbiamo passato dei giorni di inferno e vogliamo giustizia".
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