giovedì 3 maggio 2012

Treviso: imprenditore sale sul suo camion, che rischia di perdere per la crisi, e si impicca


Gianni Merlo e il camion all'interno del quale si è impiccato

TREVISO - E' montato sul suo camion a notte fonda, ha parcheggiato nel piazzale del cimitero di Falzè di Trevignano, nel Trevigiano, e si è ucciso impiccandosi all'interno della cabina del Tir. L'ennesima vittima della crisi è il 52enne Gianni Merlo, di Volpago del Montello, in provincia di Treviso: l'imprenditore temeva di finire sul lastrico, e di essere estromesso dalla ditta di cui era socio.
Il corpo dell'uomo è stato trovato dalla compagna e da uno dei figli, che lo cercavano da ore dopo la scomparsa: per la donna Merlo ha scritto un bigliettino di sole quattro parole: "Non mi vedrai più". "Era cianotico. Sono stata io a toglierli il foulard - racconta la compagna a il Gazzettino -. Ho capito subito che non c'era niente da fare e me lo sono stretto al petto disperata. Poi è arrivato il medico legale. Mi ha detto che si era ucciso attorno alle 4".

La causa del suicidio sarebbe, ancora una volta, da ricercare nella difficile situazione economica della vittima. La Meros, ditta specializzata nella realizzazione di stand fieristici che Gianni Merlo gestiva assieme ad altri soci dal 2002, si trovava in una situazione particolarmente grave. E lunedì 30 aprile, secondo quanto riferisce il quotidiano veneto, Merlo era stato convocato nello studio di un commercialista di Montebelluna per una riunione dei soci. Dall'incontro era uscito sconvolto per il rischio non solo di perdere la sua quota del 30% dell'azienda, ma anche per un buco da decine di migliaia di euro nel bilancio.

L'imprenditore, per tutelarsi, si era subito recato da un amico, al quale aveva consegnato documenti da inviare a uno studio legale di Treviso. Poi, però, non ce l'ha fatta a reggere, ad attendere di sapere se l'azienda e le sue quote sociali si sarebbero potute salvare. E ha deciso di uccidersi.

Gianni Merlo lascia due figli avuti da una precedente relazione, entrambi studenti, e i fratelli Luigia, Rino, Carlo, Carla e Paolo. «Era una persona squisita - spiega l'attuale compagna -. Un padre di famiglia splendido. Non perdeva mai il sorriso e aveva sempre lottato contro tutte le ingiustizie. Mancherà a tutti coloro che gli hanno voluto bene e che lo hanno sempre rispettato».

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