giovedì 24 maggio 2012

Il presidente di Confindustria Squinzi: quattro punti per aprire un confronto con il governo


ROMA - Riforma e debiti della P.A., tagli della spesa pubblica e riduzione della pressione fiscale, credito alle imprese. Questi i 4 punti su cui il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi chiede "di aprire un confronto" col governo "per una nuova politica industriale". Nel suo primo intervento pubblico all'assemblea annuale di via dell'Astronomia Squinzi aggiunge: "Se non apriamo ai giovani, la partita del futuro è persa per tutti".
Giorgio Squinzi
Tra le sue prime parole c'è anche un omaggio a Emma Marcegaglia, alla quale succede. "Cara Emma - ha detto -. I tempi della tua presidenza sono stati molto duri, ma tu sai bene che i miei lo saranno ancora di più". Ed è con questa consapevolezza che il neopresidente raccoglie "il testimone da una donna coraggiosa e appassionata".
"Per noi è una questione di sopravvivenza - sottolinea Squinzi - che coincide con la sopravvivenza del Paese stesso. Ed è per questo e con questo spirito che chiadiamo di aprire un confronto per una nuova politica industriale che consenta a questo Paese una vera prospettiva di crescita". 
"Legalità e imprenditoria sono un binomio inscindibile - continua Squinzi -. Questo dovrebbero saperlo tutti gli imprenditori. E lo sapevano gli imprenditori che in alcune zone del Paese hanno pagato con la vita la determinazione a continuare il loro lavoro". Per Squinzi "il rispetto della legalità è essenziale per la convivenza civile. Ma è anche condizione indispensabile per gli investimenti delle imprese e per il buon funzionamento del mercato". 
Nel 2011 “il total tax rate, inclusivo di tutte le tasse e i prelievi, compresi gli oneri sociali, gravanti su una piccola impresa-tipo, era pari in Italia al 68,5%, contro il 52,8% in Svezia, il 46,7% in Germania, il 37,3% nel Regno Unito. E' una zavorra intollerabile", ha detto ancora il neopresidente. Questa zavorra, ha ripreso, "si aggiunge ad altre che penalizzano le imprese italiane: una burocrazia che per i soli adempimenti ci costa 45 miliardi in più rispetto ai migliori esempi nel resto d'Europa; un'energia elettrica che ci costa, in media, il 30% in più che negli altri Paesi europei". Per questo, aggiunge Squinzi, "diciamo che i proventi della lotta all'evasione, che è sacrosanta, devono essere utilizzati per ridurre la presione fiscale su chi produce ricchezza, ossia sul lavoro e sull'impresa". E sempre in quest'ottica il presidente di Confindustria dice "no a nuovi balzelli o tasse fantasiose" e afferma che "occorre privatizzare, oltre che liberalizzare, e valorizzare il patrimonio pubblico".
La riforma delle pensioni "è stata severa, ma necessaria. La riforma del mercato del lavoro appare meno utile alla competitività del Paese e delle imprese di quanto avremmo voluto". Secondo Squinzi la riforma del lavoro "modifica il sistema in più punti ma, a nostro giudizio, non sempre in modo convincente". Squinzi boccia l'ipotesi di una legge sulla cogestione. "In quattro mesi di confronto - sottolinea - con le parti sociali il governo non ha mai dichiarato l'intenzione di voler chiedere al Parlamento una delega sui temi della cosidetta 'democrazia economica', cioè sulla partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'impresa. A sorpresa scopriamo, tra gli emendamenti approvati dal Senato, una norma che delega al governo la disciplina in materia. Su questi temi voglio dire con chiarezza che siamo assolutamente contrari a ogni imposizione per legge di forme di cogestione o codecisione".

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