GENOVA - Il cadavere era stato trovato il 27 aprile nelle acque basse del torrente Argentina a Taggia, nell'Imperiese: un uomo senza nome. Si era pensato a un suicidio o a un incidente. Lo scenario, però, è cambiato dopo l'autopsia: stando al referto, l'uomo è morto precipitando da un'altezza considerevole. Dall'impalcatura di un cantiere, per esempio. Un morto sul lavoro, gettato nel torrente dopo l'incidente. Gli inquirenti ora vogliono scoprire la verità.
La vittima, un uomo sui 30 anni, non aveva documenti. Nessuno lo conosce, nessuno lo cerca; solo una donna dice di aver visto un paio di giorni prima un uomo che si aggirava nei pressi del torrente, particolare che aveva fatto pensare al suicidio.
Ora la Procura di Sanremo ha aperto un fascicolo per occultamento di cadavere. Ma le domande sono ancora tante: dove è morto l'uomo? Le fratture e i traumi indicano una morte "per precipitazione": lesioni toraciche e addominali, risultate mortali, e gravi traumi avvenuti dopo la morte. Le prime e le seconde sono compatibili con la "precipitazione", dicono i tecnici. Su quel cadavere ci sono numerose fratture, e un trauma importante alla colonna vertebrale.
Ma perché nessuno reclama quel cadavere? Gli investigatori ritengono che possa trattarsi di un immigrato irregolare che lavorava in nero in qualche cantiere. I carabinieri stanno setacciando quelli dell'Imperiese e non solo: non si esclude che l'incidente possa essere avvenuto anche in Piemonte o nella vicina Costa Azzurra. Ma per ora resta il mistero sull'identità della vittima e sulla sua storia.
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