mercoledì 26 marzo 2014

Renzi twitta: “oggi giornata importante” (però anche difficile)

ROMA - Giornata importante per il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che con un tweet di prima mattina riassume l'agenda degli impegni. "Oggi giornata importante per le Province", con il ddl Delrio al voto in Aula al Senato, "e riunione chiave stasera su Senato e Regioni. Stamani nelle scuole, destinazione Calabria, Scalea". Cruciale, in serata, l'appuntamento con l'assemblea dei gruppi del Partito democratico sulle riforme del Senato e del Titolo V. "Se passa la nostra proposta sulle province 3000 politici smetteranno di ricevere una indennità dagli italiani. La volta buona". Così Matteo Renzi su twitter in vista dell'approvazione al senato del disegno di legge costituzionale sulle province
Il cammino del provvedimento, almeno a Palazzo Madama, però non si presenta agevole, se da martedì sera gira voce che il governo starebbe per chiedere la fiducia: pare insomma che sul via libera del Senato non ci sia nessuna certezza. D'altra parte, in Senato la maggioranza ha perso due partite in commissione Affari costituzionali: è passata la proposta di riaffidare alle Province l'edilizia scolastica ed è stato bocciato un emendamento che stabiliva per il presidente della Provincia uno stipendio non superiore a quello del sindaco del capoluogo.
Maggioranza ed opposizione, a quanto si apprende da fonti parlamentari, avrebbero raggiunto un accordo per chiedere la calendarizzazione urgente di un nuovo ddl costituzionale per l'abolizione delle province. Il nuovo ddl, secondo quanto riferiscono fonti del M5S, prevede la soppressione "tout court" della parola "provincia" dalla Costituzione. Il testo farebbe riferimento a quello depositato dai parlamentari cinque stelle Vito Crimi al Senato e Danilo Toninelli alla Camera.

La pregiudiziale di costituzionalità presentata dal M5S contro il ddl Delrio taglia-province viene respinta con soli 4 voti di scarto: i "sì" sono stati 112, i "no" 115 e una sola astensione (al Senato vale voto contrario). Davvero un "soffio" anche se si pensa che la maggioranza che diede fiducia al governo Renzi fu di 169 senatori.

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