ROMA - Ormai non ci sono dubbi sulla sostanza ma solo sulla forma. Monti si candiderà premier di una coalizione di centro ma resta da valutare se con una lista unitaria 'pro-Monti' anche alla Camera (al Senato la scelta appare obbligata) come vorrebbe Casini ma non Montezemolo. L'alternativa è una sorta di federazione in cui le singole anime sarebbe unite dall'agenda e dal sostegno a Monti a Palazzo Chigi. Entro domenica l'annuncio e il programma.
Prima si stabilisce un programma, poi si valuta il resto. E' questa la road-map che Mario Monti ha in mente. Ed è questo il percorso che ha illustrato ai suoi più fedeli sostenitori: Montezemolo, Casini, Cesa, Riccardi. Da palazzo Chigi non smettono di sottolineare che "il presidente non ha ancora deciso se e come impegnarsi nella campagna elettorale". "La situazione è in continua evoluzione e quello che è vero ora, cioè una sua partecipazione, non lo é fra due ore", spiega una fonte che frequenta quotidianamente il professore. Precisazioni che non fanno recedere i 'montiani' dalla convinzione che il presidente del Consiglio, in un modo o nell'altro, parteciperà alla competizione elettorale.
Per quanto riguardo i nomi da candidare l'obbligo è rispettare i principi del decreto sulle liste pulite varato dall'esecutivo. Monti in ogni caso ha chiesto a tutti i leader dei moderati di impegnarsi in prima persona.
Monti ha spiegato che in ogni caso prima del via libera sulla legge di stabilità e dello scioglimento delle Camere non ufficializzerà la decisione presa. Il presidente del Consiglio si sta concentrando sul manifesto da presentare. Un'agenda in linea con l'attuale governo, riforme radicali per cambiare l'Italia e soprattutto per raccogliere i semi del lavoro fatto. Ovvero l'obiettivo è imprimere un'accelerazione sui provvedimenti in cantiere, dall'abbattimento del debito al taglio graduale dell'Irpef. Il Professore presenterà il programma e chiederà anche ai riformisti del Pdl e del Pd di sottoscriverlo.
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