TRAPANI - "Ho preso i vestiti di Sarah dopo aver gettato il cadavere nel pozzo quando ce ne siamo andati". A parlare del delitto della 15enne di Avetrana durante la nuova udienza del processo è ancora una volta Michele Misseri, che continua ad accusarsi dell'omicidio. Ma anche questa volta ha commesso una gaffe, parlando al plurale come se fosse stato aiutato da qualcuno a occultare il corpo della ragazzina.
Durante la sua testimonianza in corte d'Assise, mentre il pm Mariano Buccoliero cercava tra i verbali il contenuto di una intercettazione, Michele Misseri ha preso dalla tasca della sua giacca una corda e si è alzato per mimare qualcosa. Il presidente Rina Trunfio ha detto al teste che non poteva parlare a ruota libera dal momento che si trattava di un controesame e non di dichiarazioni spontanee.
Misseri si è allora seduto di nuovo e ha ripreso a rispondere alle domande dell'accusa. I pubblici ministeri hanno rivolto altre contestazioni al contadino, che si è contraddetto ricordando alcune telefonate in cui parlava con il nipote Cosimo Cosma, imputato per soppressione di cadavere. Tra molte contraddizioni e anche parecchi "non ricordo", Misseri ha ricostruito i momenti successivi all'occultamento del cadavere nel pozzo di contrada "Mosca", nei pressi del paese.
Il pm ha approfondito anche la famosa telefonata tra Michele e il fratello Carmine, sempre nel pomeriggio del 26 agosto, mentre il primo presumibilmente si trovava in campagna nella zona del pozzo. In quell'occasione, il contadino di Avetrana avrebbe detto al secondo che nel caso avesse telefonato sua moglie Cosima doveva dire che era andato in campagna a controllare i cavalli perché non scappassero.
In una intercettazione ambientale in carcere del maggio 2011, come ha rilevato il pm Mariano Buccoliero, Michele, in quel momento detenuto, e la moglie Cosima Serrano che era andata a trovarlo in carcere, parlano in modo piuttosto animato proprio di questa circostanza.
Ad un certo punto del processo, Misseri è sbottato contro i due pm: "Voi non volete la verità, la verità la voglio solo io per quella poveretta. Io l'ho ammazzata una volta ma voi chissà quante volte la state ammazzando". Subito dopo, il presidente della Corte d'Assise, Rina Trunfio, ha richiamato il teste chiesdendogli di limitarsi a rispondere alle domande senza fare commenti. Misseri è apparso comunque provato di fronte alle domande incalzanti dell'accusa e spesso ha risposto con dei "non ricordo".
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