Padre Bossi, al suo rientro in Italia dopo la liberazione
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MILANO - Padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pime (Pontificio Istituto Missioni Estere) che nel 2007 era stato rapito a Mindanao nelle Filippine, è morto stanotte alle 3 nella clinica Humanitas di Rozzano sul Naviglio (Milano).Da oltre un anno aveva sviluppato un tumore ai polmoni e la sua salute si era debilitata sempre più.
Padre Bossi, chiamato dagli amici col nomignolo di "gigante buono" per la sua statura atletica e corpulenta, era divenuto noto in tutta l'Italia e nel mondo quando era stato rapito da un gruppo di miliziani musulmani nelle Filippine il 10 giugno del 2007, dove aveva trascorso circa 32 anni della sua missione. Tornato in Italia dopo il suo sequestro durato 40 giorni, aveva avuto la possibilità di incontrare Benedetto XVI durante un raduno del pontefice con i giovani italiani a Loreto. Qui egli aveva dato la sua testimonianza sul modo in cui aveva vissuto i giorni insieme ai suoi rapitori, dei musulmani fuoriusciti dal Milf (Moro Islamic Liberation Front), che egli aveva sempre difeso, dicendo che lo "avevano trattato bene e ho pregato per loro": Nel gennaio 2008 era tornato nelle Filippine: avrebbe desiderato risiedere di nuovo a Payao (Mindanao), dove era stato rapito, ma i vescovi lo avevano frenato e lui si era stabilito a Paranaque (Metro Manila) per un anno; poi si era spostato nella missione di Mindoro Occidentale.
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