martedì 15 maggio 2012

Siamo messi proprio male: Moody’s declassa 26 banche italiane e il nostro debito tocca un nuovo record. Oggi Ecofin su Grecia e Spagna

ROMA - Primo test per Eurolandia dopo le tornate elettorali che hanno scompaginato equilibri consolidati nel Vecchio continente. Oggi l’Ecofin si occupa di Grecia e di Spagna. «Faremo di tutto per mantenere la Grecia nell’euro, di una sua uscita non si è neppure parlato», ha detto ieri sera al termine della prima riunione dell’Eurogruppo il suo presidente Jean Claude Junker.
Mario Monti punta sul vento nuovo che soffia in Europa per mitigare la politica del rigore con misure per lo sviluppo e arriva a Bruxelles con due pesi in più: il nuovo record del debito pubblico italiano, a quota 1946 miliardi, e il declassamento di 26 banche italiane da parte di Moody’s. L’agenzia ha abbassato il rating di due livelli per Monte dei Paschi (da Baa1 a Baa3) e altre 6 banche, di un gradino per Unicredit e Intesa San Paolo (da A2 ad A3) e altre otto banche. Altre 6 fanno tre passi indietro secondo Moody’s e 4 gradini scendono altri due istituti
Insomma il rating delle banche italiane per Moody’s «è tra i più bassi d’Europa a causa della loro vulnerabilità calata in contesti operativi sfavorevoli, sia in Italia che in Europa. In particolare, le banche italiane sono particolarmente esposte ai rischi derivanti dalle condizioni operative avverse, che porteranno verosimilmente ad un ulteriore peggioramento della qualità degli asset, oltre ad una eccessiva pressione sugli utili ed un limitato accesso al mercato. Questa situazione di pericolo è causata dalla sfiducia che gli investitori nutrono sulla sostenibilità del debito italiano, che ha concorso in maniera determinante alle problematiche condizioni di finanziamento delle banche”. Conclude l’agenzia: “La consistenza del declassamento è stata limitata da alcuni importanti fattori, tra cui l’offerta di liquidità della Banca centrale europea, che ha ridotto sensibilmente il pericolo di default nel breve termine. Inoltre, non si poteva non tener conto del fatto che un numero importante di istituti abbia rafforzato la propria disponibilità di capitale”, il che rappresenta comunque un risultato soddisfacente, sebbene inserito in una cornice allargata di timori e difficoltà.

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