martedì 3 aprile 2012

La Gdf nella sede della Lega a Milano: indagato il tesoriere Fracesco Belsito. Il pm: soldi alla famiglia di Bossi. Maroni: si dimetta


Il tesoriere della Lega Francesco Belsito

MILANO - Carabinieri e uomini della Gdf si sono presentati stamani nella sede della Lega in via Bellerio a Milano. La perquisizione in corso riguarda a quanto si è appreso una inchiesta relativa alla vicenda degli investimenti in Tanzania effettuati dal tesoriere del partito Francesco Belsito, il quale  risulta indagato per appropriazione indebita e truffa ai danni dello Stato. Ma si parla anche di "esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord" nel decreto di perquisizione.
"La gestione della tesoreria del partito politico Lega Nord è avvenuta nella più completa opacità sin dal 2004", si legge . Le indagini riguardano anche i movimenti e l'utilizzo del denaro del Carroccio  Oltre alla Guardia di Finanza i carabinieri che oggi si sono recati in via Bellerio sono quelli del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma e con loro c'é il pm napoletano Henry John Woodcook. Perquisizioni sono in corso anche nell'abitazione di Belsito, a Genova.
 Stamattina nell'ambito delle indagini coordinate dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo e dai pm Paolo Filippini e Roberto Pellicano, come spiega una nota firmata dal procuratore della Repubblica di Milano Edmondo Bruti Liberati, "sono state eseguite perquisizioni nei luoghi in disponibilità degli indagati, nonché di soggetti loro collegati". La procura della Repubblica di Milano, si legge ancora nella nota, "procede per il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito Francesco, Scala Paolo e Bonet Stefano, con riferimento al denaro sottratto al partito politico Lega Nord".
I pm procedono "inoltre per il delitto di truffa aggravata ai danni dello stato a carico dello stesso Belsito con riferimento delle somme ricevute a titolo di rimborso spese elettorali". La procura, infine, procede "per truffa ai danni dello Stato a carico di Bonet Stefano e Belsito Francesco con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram Spa con sede a Milano". I presunti reati sarebbero stati commessi "in Milano e altrove dal 2010 al gennaio 2012". L'attività di indagine, conclude la nota, "é svolta in coordinamento con le procura di Napoli e Reggio Calabria".
Le perquisizioni in corso nella sede della Lega  e in quelle di società e aziende sono coordinate dalle procure di Napoli, Milano e Reggio Calabria. Per quanto concerne l'indagine degli inquirenti partenopei l'ipotesi di reato formulata è di riciclaggio. A quanto si è appreso l'inchiesta della procura di Napoli scaturisce dall'indagine che portò al coinvolgimento del direttore dell'Avanti! Valter Lavitola e dell'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini. I magistrati di Napoli sono alla ricerca di prove in relazione al presunto riciclaggio e indagano in particolare sui rapporti tra un imprenditore veneto e il tesoriere della Lega Francesco Belsito. 

Gli inquirenti milanesi, che accusano Belsito di truffa e appropriazione indebita, ipotizzerebbero comportamenti illeciti compiuti dal tesoriere anche quando era sottosegretario alla semplificazione nel governo Berlusconi.
L'indagine sarebbe nata analizzando alcune transazioni finanziarie riferibili all'uomo d'affari veneto Stefano Bonet, legato ad un altro uomo d'affari, Paolo Scala, entrambi indagati. Partendo da queste movimentazioni, gli inquirenti milanesi sarebbero arrivati a contestare il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito, Scala e Bonet, in relazione a investimenti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi sottratti alla Lega Nord.
Per quanto riguarda invece il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, a carico del tesoriere della Lega, le accuse riguarderebbero un illecito utilizzo dei rimborsi elettorali arrivati al Carroccio: i pm ipotizzano che siano stati presentati rendiconti irregolari ai presidenti di Camera e Senato, che sarebbero così stati tratti in inganno e che quindi non avrebbero sospeso i rimborsi elettorali. Nel mirino dei pm c'é anche l'ultimo, dello scorso agosto, di circa 18 milioni di euro. Un altro filone dell'inchiesta milanese vede indagati Bonet e Belsito per truffa ai danni dello Stato "con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram", che si occupa di innovazione tecnologica.
Anche nell'indagine di Reggio Calabria compare la Siram. Gli indagati sono otto. Gli inquirenti contestano al tesoriere della Lega il reato di riciclaggio. Belsito, secondo l'accusa, sarebbe stato legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello. Le perquisizioni ordinate dalla procura di Napoli, invece, mirano a reperire documentazione sui rapporti finanziari tra Bonet, - legato a società finanziarie con interessi anche in Campania - e il tesoriere della Lega Nord, con cui sarebbe in rapporti economici.
L'inchiesta della Procura di Milano è nata in seguito all'esposto di un militante del Carroccio riguardante l'utilizzo dei fondi del partito negli investimenti in Tanzania e a Cipro. E' quanto si legge nel decreto di perquisizione a carico di Belsito, Scala e Bonet. In seguito alla denuncia l'inchiesta era stata avviata per approvazione indebita a carico di ignoti.
Sarebbe di circa sei milioni di euro la cifra che il tesoriere della Lega Nord ha investito alla fine dell'anno scorso in Tanzania, secondo i pm milanesi, che hanno sottolineato che Belsito "era tesoriere della Lega Nord e che in tale veste gestiva il denaro del partito politico".
Dalle indagini effettuate sul tesoriere del Carroccio Belsito "era emerso che questi faceva versamenti di denaro alla Lega in misura superiore dai redditi da lui percepiti. Ciò aveva suscitato perplessità ma non al punto da ipotizzare reati a suo carico". Lo si legge nel decreto di perquisizione in cui si precisa che Belsito era tesoriere della Lega Nord e anche membro del Cda di Fincantieri.
"Nell'agosto del 2011 sono stati corrisposti alla Lega Nord circa 18 milioni di euro. Tali somme hanno avuto come presupposto la validazione del rendiconto 2010 sul quale vi è la prova della falsità", si legge nel decreto di perquisizione firmato dai pm milanesi. Il riferimento è ai rendiconti per i rimborsi elettorali presentati a Camera e Senato.
Il tesoriere della Lega, secondo i pm, ha alimentato la casta con denaro non contabilizzato e ha effettuato pagamenti e impieghi, anch'essi non contabilizzati o contabilizzati in modo inveritiero. Tra questi impieghi risaltano nelle conversazioni telefoniche indicate nella richiamata nota del Noe "i costi della famiglia", intendendosi per tali gli esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Si tratta di esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati. Tali atti di disposizione in ipotesi non riconducibili agli interessi del partito e contrari ai suoi vincoli statutari, hanno carattere appropriativo", scrivono i pm di Milano nel decreto di perquisizione.



Maroni: si faccia da parte

MILANO - "E' il momento di cogliere questa occasione per fare pulizia": e' il commento di Roberto Maroni. Secondo l'ex ministro, Belsito dovrebbe "fare un passo indietro". "La Lega risulta essere parte lesa, e questa è una buona notizia", ha detto l'ex ministro. Maroni ha detto che si tratta di "una brutta vicenda cominciata tempo fa, con indiscrezioni su operazioni diciamo strane, ed è una conseguenza molto negativa su cui non si è fatta sufficiente chiarezza". "Queste cose fanno male alla Lega e ai suoi militanti. E' il momento di fare una operazione di trasparenza e mettere le persone giuste al posto giusto". Vale il principio di innocenza, ma premesso questo, l'ex ministro ha detto di ritenere che "l'inchiesta debba indurre il nostro amministratore a fare un passo indietro".


Alfano: vicinanza a Bossi



ROMA - ''Cio' che e' stato immaginato e' inapplicabile alla persona. Bossi si e' sempre dedicato alla causa del partito quindi il Pdl esprime vicinanza a lui e alla Lega''. Lo afferma il segretario del Pdl Angelino Alfano conversando con i cronisti alla Camera, a proposito delle indagini a carico della Lega Nord.

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