domenica 11 dicembre 2011

Conferenza sul clima: siglato a Durban un nuovo protocollo di Kyoto che porterà all'adozione di un accordo globale entro il 2015



DURBAN - Via libera alla tabella di marcia che porterà all'adozione di un accordo globale salva-clima entro il 2015, per entrare in vigore dal 2020. Lo ha deciso questa mattina alle 4 (alle 5 in Italia) la 17/a Conferenza mondiale sul clima a Durban, in Sudafrica, che ha trovato anche un accordo per il Kyoto2 dopo il 2012. Il documento del 2020 sottolinea l'urgenza di accelerare i tempi e di alzare il livello di riduzione.


Il Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon ha salutato la decisione presa da parte della Convenzione sul cambiamento climatico, che ha accettato di estendere gli sforzi previsti dal Protocollo di Kyoto. Ban "accoglie con favore l'accordo per realizzare un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto, che accrescerà la certezza per il mercato del carbonio e fornisce ulteriori incentivi per nuovi investimenti in tecnologia e infrastrutture necessarie per combattere il cambiamento climatico", secondo una dichiarazione dal suo ufficio 


Il  capo negoziatore Usa Todd Stern ha descritto i colloqui come "duri", ma "ne è valsa la pena"."Per la prima volta c'è un accordo per negoziare un accordo legale di qualche tipo, uno strumento giuridico che si applica a tutti i paesi compresi Cina, India e Brasile ", ha detto ancora Stern.


Il segretario britannico per l'energia e il cambiamento climatico si è dichiarato soddisfatto."Penso che abbiamo approvato un pacchetto davvero credibile che affronterà i problemi del riscaldamento globale", ha detto Chris Huhne.


L'accordo - ha commentato il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, che nei giorni scorsi ha partecipato personalmente alla trattativa - supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale" offrendo all'Europa, e soprattutto all'Italia, la possibilità di costituire la 'piattaforma' per lo sviluppo con le grandi economie emergenti, Brasile, Cina, India, Messico e Sudafrica".


Per ambientalisti e piccole isole, invece, il testo non è abbastanza forte: difficile mantenere sotto i due gradi l'aumento della temperatura globale come indicato dagli scienziati, come termine per non arrivare a effetti catastrofici di non ritorno. 



Pesante il commento di Greenpeace: “ I negoziati sul clima delle Nazioni Unite a Durban sono finiti allo stesso modo inncui erano cominciati, in un fallimento. I governi hanno scelto di ascoltare la inquinatori sul popolo e non si è riusciti a rafforzare precedenti misure di risparmio del clima evitandii nuove regole globali per affrontare il cambiamento climatico”.




I delegati discutono l'ultimo documento da approvare

L'Unione europea metterà l’impegno al  taglio delle sue attuali emissioni  all'interno del giuridicamente vincolante Protocollo di Kyoto, una richiesta chiave dei paesi in via di sviluppo.
E’ stata concordata la gestione di un fondo per gli aiuti ai paesi poveri , anche se non è stato specificato come  il denaro sarà raccolto.
A sinistra il ministro degli esteri sudafricano Nkoana-Mashabane
L’ultima riunione è durata quasi 36 ore e c’è stato un applauso liberatorio quaindo la ministro degli esteri del Sudafrica  Maite Nkoana-Mashabane, ha fatto cadere il tanto atteso martelletto finale dicendo "Abbiamo fatto la storia".
La conclusione è stata ritardata da una controversia tra l'UE e l'India oltre alla formulazione precisa della "roadmap" per un nuovo accordo globale che l'India stessa non voleva  fosse "giuridicamente vincolante".
Alla fine, si è convenuto che l'accordo deve "avere forza legale".
La tabella di marcia ha avuto origine dall'Unione europea, dall'Alleanza dei piccoli Stati insulari (AOSIS) e dal blocco dei paesi meno sviluppati (PMS).
Essi temono che senza un nuovo contratto legale sulle emissioni di tutti i paesi - in particolare dei principali emettitori in rapida crescita come la Cina - la temperatura media globale dal periodo pre-industriale aumenterà di più di 2C, la soglia concordata a livello internazionale.
"Se non esiste alcun strumento giuridico attraverso il quale possiamo rendere i paesi responsabili delle loro azioni, allora stiamo relegando il tutto a fantasie di belle parole", ha detto Karl Hood, ministro degli Esteri di Grenada, parlando per AOSIS.
"Mentre ci sviluppiamo, moriamo, e perché dovremmo accettare questo? - bha detto Maite Nkoana-Mashabane, presidente dell’assemblea - Nessuno può uscire da questa stanza e dire che non ci siamo preoccupati dei cambiamenti climatici"
Le ambizioni di tempi stretti e giuridicamente vincolanti sono state criticate dal gruppo di base - Brasile, Sud Africa, India e Cina - e Stati Uniti.
"Io sto fermo sulla mia posizione di equità - ha detto un appassionato Jayanthi Natarajan, ministro dell'Ambiente dell'India. Non si tratta di India, si tratta di tutto il mondo."
L’ India ritiene opportuno mantenere l'attuale divisione netta dei paesi in cui solo quelli "sviluppati" devono tagliare le loro emissioni di gas serra.
Le Nazioni occidentali, ha detto, non hanno tagliato le proprie emissioni come avevano promesso.
Ed ha rimproverato il mondo  sviluppato: "Stiamo facendo cose che non state facendo voi,  vogliamo vedere le vostre azioni reali".
Tuttavia, Bangladesh e altri paesi in via di sviluppo hanno pesato sul lato del AOSIS, affermando che un nuovo accordo giuridicamente vincolante era necessario.
AOSIS e ii paesi meno sviluppati si sono detti d'accordo sul fattto che i paesi ricchi devono fare di più.
Ma hanno anche accettato l’analisi la quale conclude che i paesi in rapido sviluppo come la Cina avranno bisogno di tagliare le loro emissioni di diversi anni in futuro, per centrare obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura media globale dal pre-industriale sotto i 2C.
L'accordo finale prevede un quadro di gestione per il Fondo verde per il clima, che finirà per raccogliere ed erogare finanziamenti, pari a 100 miliardi di dollari all'anno per aiutare i paesi poveri a svilupparsi in modo pulito e adattarsi agli impatti del clima.
C'è stato anche un progresso significativo nella riduzione delle emissioni da deforestazione e degrado delle foreste (Redd).

Nessun commento: