ROMA, 1 aprile - Il falso in bilancio torna reato: è stato infatti approvato in Senato con voto segreto (124 sì, 74 no e 43 astenuti) l'articolo 8 del disegno di legge Anticorruzione. Non sarà più necessario dimostrare di aver alterato il mercato o di aver provocato un danno alla società quando si rappresentano situazioni non vere nei bilanci. Pene più aspre per le società quotate: da uno a cinque anni per false comunicazioni.
Prima del voto segreto, Peppe De Cristofaro di Sel ha annunciato in aula l'astensione spiegando che "il falso in bilancio avrebbe meritato una ben altra impostazione e non un compromesso al ribasso".
Voto contrario di Forza Italia, espresso dal senatore Giacomo Caliendo che ha parlato di un "articolo incostituzionale" e di una "norma propaganda" del governo.
Il falso in bilancio torna dunque, di fatto ad essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi. Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, "tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta". Era un "voto delicato", commenta il ministro Andrea Orlando.
Prima del voto segreto, Peppe De Cristofaro di Sel ha annunciato in aula l'astensione spiegando che "il falso in bilancio avrebbe meritato una ben altra impostazione e non un compromesso al ribasso".
Voto contrario di Forza Italia, espresso dal senatore Giacomo Caliendo che ha parlato di un "articolo incostituzionale" e di una "norma propaganda" del governo.
Il falso in bilancio torna dunque, di fatto ad essere un reato dopo la sostanziale depenalizzazione decisa durante il governo Berlusconi. Le pene per le società normali saranno da 1 a 5 anni di reclusione, mentre per quelle quotate o quelle che immettono titoli sul mercato o le banche, gli anni di reclusione andranno dai 3 agli 8. La pena è invece da sei mesi a tre anni se i fatti sono lieve entità, "tenuto conto della natura e delle dimensioni della società e delle modalità o degli effetti della condotta". Era un "voto delicato", commenta il ministro Andrea Orlando.
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