MILANO, 5 gennaio - Infiltrazioni mafiose in una ditta appaltatrice su otto: è quanto emerge dai documenti riservati della prefettura di Milano riguardanti il cantiere di Expo 2015. Per l'evento, infatti, sono state emesse 68 "interdittive" (più che per la Salerno-Reggio Calabria). Sulle 367 imprese finora controllate, come riporta "La Repubblica", 48 non hanno superato l'esame: a conti fatti il 13%, più di una su otto, ha il divieto di partecipare ai lavori.
Le carte mostrano inoltre come i clan abbiano preso il controllo anche di ditte apparentemente "pulite". Ad esempio, tra le quelle finite "out" c'è un'azienda che mandava sul cantiere della Tangenziale est esterna auto, camion e ruspe con le targhe clonate. In pratica, affidava ad altri imprenditori non del tutto "puliti" i lavori.
O ancora, tra le ditte non considerate idonee per avere la certificazione di evento "mafia free", come Expo 2015 deve essere, c'è quella in cui una delle titolari risulta sposata con un detenuto, esperto nel traffico internazionale di stupefacenti. Provvedimento di interdittiva anche per un'altra impresa familiare, questa volta gestita da due giovani fratelli. Loro sono incensurati, ma è il padre dei due ad avere precedenti e quindi niente appalto.
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