ROMA, 20 gennaio - Nessun no e un solo astenuto. E' il risultato del voto dell'assemblea Pd sulla relazione del premier Matteo Renzi sulla legge elettorale, dopo che i senatori della minoranza hanno deciso di non partecipare alla votazione. La maggioranza assoluta del gruppo ha approvato quindi la linea indicata dal segretario che aveva proposto di adottare il "testo Esposito" che con un emendamento recepisce l'intero accordo di maggioranza.
Sono stati 71 i senatori del Pd che hanno votato sì: si è astenuto solo Lodovico Sonego. Gli esponenti della minoranza non hanno partecipato al voto, mentre Vannino Chiti ha lasciato la sala. Qui, all'inizio dell'Assemblea erano presenti 102 senatori, mentre al momento in cui si è votato erano in 90.
Renzi: soddisfatto del voto - Non ha nascosto la sua soddisfazione, lasciando il Senato, il premier. "Molto", è stata la sintetica risposta a chi gli domandava se fosse soddisfatto del risultato del voto del gruppo Pd.
La Boschi: "La minoranza si adegui, ma noi abbiamo i numeri" -"Penso che sia legittimo dare battaglia in base alle proprie convinzioni, anche io l'ho fatto quando ero in minoranza. Ma ora l'assemblea del gruppo a maggioranza si è espressa a favore dell'Italicum e io spero che in aula la minoranza si adegui". Così il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che spiega come comunque sull'Italicum "c'è un accordo piu' ampio della maggioranza, anche perché abbiamo accolto le richieste dei partiti di opposizione, anche del M5s".
Ma i Cinquestelle non ci stanno - Nonostante il ministro Boschi abbia loro strizzato l'occhio, i grillini non ci stanno. E fanno sapere che sia alla Camera sia al Senato "il Movimento 5 Stelle è pronto ad assumere scelte e a porre in essere qualunque iniziativa per impedire l'approvazione di una legge irricevibile e che l'Italia non merita".
Berlusconi: "Teniamo fede al patto del Nazareno" - Bisogna tenere fede al patto del Nazareno, votando sì all'emendamento Esposito. E' quanto avrebbe detto Silvio Berlusconi nel corso della riunione con i senatori di Forza Italia. La proposta vede però contraria la fronda azzurra: il gruppo dei senatori ha votato a favore della proposta, ma i 20 dissidenti (7 del gruppo Gal e 13 di Fi) hanno votato contro. E per il leader dei frondisti, Raffaele Fitto, "Berlusconi fa un errore madornale. Forza Italia sta facendo il soccorso azzurro a Renzi e al suo governo. Noi continueremo a fare battaglia dentro il partito contro questa posizione inaccettabile. Votare il subemendamento Esposito è un suicidio per Fi".
Gotor: "Renzi la voti con Verdini e Berlusconi" - Non sono mancate poi le polemiche. "Con i capilista bloccati noi non voteremo l'Italiacum. Vorrà dire che Renzi lo approverà con il voto di Verdini e Berlusconi", ha spiegato il senatore bersaniano Miguel Gotor, primo firmatario dell'emendamento della minoranza Pd che eliminava i capilista bloccati.
Gli ex M5s con Gotor - Alla linea di Gotor aderiscono anche i dissidenti ex M5s, il cui coordinamento, annunciando il voto agli emendamenti del senatore bersaniano, spiegano come "quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento, che diventano vittime di disuguaglianze pesanti".
Sono stati 71 i senatori del Pd che hanno votato sì: si è astenuto solo Lodovico Sonego. Gli esponenti della minoranza non hanno partecipato al voto, mentre Vannino Chiti ha lasciato la sala. Qui, all'inizio dell'Assemblea erano presenti 102 senatori, mentre al momento in cui si è votato erano in 90.
Renzi: soddisfatto del voto - Non ha nascosto la sua soddisfazione, lasciando il Senato, il premier. "Molto", è stata la sintetica risposta a chi gli domandava se fosse soddisfatto del risultato del voto del gruppo Pd.
La Boschi: "La minoranza si adegui, ma noi abbiamo i numeri" -"Penso che sia legittimo dare battaglia in base alle proprie convinzioni, anche io l'ho fatto quando ero in minoranza. Ma ora l'assemblea del gruppo a maggioranza si è espressa a favore dell'Italicum e io spero che in aula la minoranza si adegui". Così il ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi, che spiega come comunque sull'Italicum "c'è un accordo piu' ampio della maggioranza, anche perché abbiamo accolto le richieste dei partiti di opposizione, anche del M5s".
Ma i Cinquestelle non ci stanno - Nonostante il ministro Boschi abbia loro strizzato l'occhio, i grillini non ci stanno. E fanno sapere che sia alla Camera sia al Senato "il Movimento 5 Stelle è pronto ad assumere scelte e a porre in essere qualunque iniziativa per impedire l'approvazione di una legge irricevibile e che l'Italia non merita".
Berlusconi: "Teniamo fede al patto del Nazareno" - Bisogna tenere fede al patto del Nazareno, votando sì all'emendamento Esposito. E' quanto avrebbe detto Silvio Berlusconi nel corso della riunione con i senatori di Forza Italia. La proposta vede però contraria la fronda azzurra: il gruppo dei senatori ha votato a favore della proposta, ma i 20 dissidenti (7 del gruppo Gal e 13 di Fi) hanno votato contro. E per il leader dei frondisti, Raffaele Fitto, "Berlusconi fa un errore madornale. Forza Italia sta facendo il soccorso azzurro a Renzi e al suo governo. Noi continueremo a fare battaglia dentro il partito contro questa posizione inaccettabile. Votare il subemendamento Esposito è un suicidio per Fi".
Gotor: "Renzi la voti con Verdini e Berlusconi" - Non sono mancate poi le polemiche. "Con i capilista bloccati noi non voteremo l'Italiacum. Vorrà dire che Renzi lo approverà con il voto di Verdini e Berlusconi", ha spiegato il senatore bersaniano Miguel Gotor, primo firmatario dell'emendamento della minoranza Pd che eliminava i capilista bloccati.
Gli ex M5s con Gotor - Alla linea di Gotor aderiscono anche i dissidenti ex M5s, il cui coordinamento, annunciando il voto agli emendamenti del senatore bersaniano, spiegano come "quella dei capilista bloccati è una stortura inaccettabile sia per i cittadini, che rischiano di vedere compromesso il loro sacrosanto diritto di voto, sia per gli stessi futuri candidati al Parlamento, che diventano vittime di disuguaglianze pesanti".
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