ROMA - "Offro il contributo sulle azioni da me assunte con la serenità di chi ha speso una vita in difesa dei diritti umani". Lo ha detto il ministro degli Esteri Emma Bonino, nella sua audizione presso le commissioni Diritti umani e Affari esteri del Senato sulla vicenda Shalabayeva.
La titolare della Farnesina ha rinvendicato di aver "fin dal primo momento promosso e sollecitato il massimo chiarimento" sul caso kazako, agendo "nel rispetto delle istituzioni a cui sono tenuta da ministro, con determinazione e nel rispetto delle regole".
Il futuro dell'ambasciatore kazako in Italia Yelemessov dipenderà dalla collaborazione che Astana fornirà per la tutela dei diritti e della libertà di movimento di Alma Shalabayeva e di sua figlia. L'Italia valuterà "in quest'ottica e tempestivamente le misure più opportune da adottare nei confronti dell'ambasciatore Yelemessov", ha detto Bonino, che nel suo intervento ha definito il comportamento del diplomatico "intrusivo" e "inaccettabile".
"La tutela delle due cittadine kazake" e la "piena libertà di movimento per Alma Shalabayeva e sua figlia" sono per Emma Bonino "un obbligo morale, ancor prima che politico".
Il Kazakhstan "non ha alcun problema" a rimandare in Italia Alma Shalabayeva se dall'Italia arriverà una serie di "garanzie collaterali". E' quanto ha confermato il governo di Astana, attraverso il vicepremier Yerbol Orynbayev, in una conferenza stampa a Bruxelles al termine del Consiglio di cooperazione Ue-Kazakhstan.
Quindi, "se l'Italia è pronta a rispondere e a dare questo tipo di garanzie, perché ci sono alcuni reati sui quali si indaga, non c'è alcun problema", ha assicurato.
Il vicepremier ha poi riferito che della questione "si è discusso nel pranzo con le controparti europee", in particolare sono stati "presentati i dettagli" relativi al fatto che la Shalabayeva "ha presentato un passaporto falso, cosa che è un reato anche in Italia e se torna rischia quattro anni di prigione". Per cui, ha sottolineato, "alla luce di queste circostanze, la possibilitàdi tornare è fortemente in dubbio".
Questione, quella del documento contraffatto, confermata dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza: "L'ufficio Interpol del Centroafrica, nell'ambito delle attività investigative svolte dalla Questura di Roma, ha riferito che il passaporto esibito dalla signora Alma Shalabayeva, emesso dalla Repubblica Centroafricana, risulta falsificato. Nei due passaporti intestati alla signora Alma, infatti, uno rilasciato dal Kazakistan e l'altro dalla Repubblica Centrofricana (quindi due Paesi di origine diversa) risultano due luoghi di nascita differenti e in più quello indicato nel passaporto della Repubblica Centroafricana, risulta addirittura inesistente".
Mentre il segretario generale dell'Interpol Ronald Noble in una lettera indirizzata al capo della polizia Alessandro Panza e al direttore della Criminalpol Francesco Cirillo, sostiene di non aver ricevuto "alcuna comunicazione ufficiale dal Regno Unito, né da nessun altro Paese, circa il riconoscimento dello status di richiedente asilo/rifugiato accordato al signor Ablyazov''.
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